Dirigenti P.A. Consiglio di Stato: “Riforma Madia da rifare”

Dirigenti P.A.: il Consiglio di Stato rimanda al mittente la riforma Madia. Serve più trasparenza, stabilità e nuovi criteri di valutazione degli obiettivi
Dirigenti P.A.: il Consiglio di Stato rimanda al mittente la riforma Madia. Serve più trasparenza, stabilità e nuovi criteri di valutazione degli obiettivi

ROMA – Dirigenti P.A. Consiglio di Stato: “Riforma Madia da rifare”. “Occorrono rilevanti modifiche al decreto per un miglior risultato sul merito, efficienza e responsabilità dei dirigenti”. E’ quanto afferma il Consiglio di Stato sulla riforma della dirigenza pubblica nel trasmettere al governo il parere sul provvedimento. Nel parere espresso dalla Commissione Speciale di Palazzo Spada vengono mossi diversi rilievi e sono state poste in evidenza le condizioni indispensabili per il funzionamento effettivo della riforma.

Tra le perplessità espresse dal Consiglio di Stato, una riguarda la circostanza che “una riforma così rilevante sia stata approvata con invarianza di spesa”. Tra le condizioni necessarie per assicurare che il rapporto di lavoro dei dirigenti venga disciplinato nel pieno rispetto dei principi costituzionali di imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa – ricorda il Consiglio di Stato – vi sono precise regole che devono assicurare procedure e criteri di scelta del dirigente oggettivi, trasparenti e in grado di valorizzare le specifiche professionalità e competenze acquisite nell’ambito dei molteplici settori in cui le pubbliche amministrazioni operano; durata ragionevole dell’incarico che, evitando incertezze sul regime del rapporto di lavoro, consenta al dirigente di perseguire, con continuità, gli obiettivi posti dall’organo di indirizzo politico, consolidando l’autonomia tecnica propria del dirigente stesso, ed evitando i pericoli di una autoreferenzialità che mal si concilia con la responsabilità dell’autorità politica di fissare obiettivi; modalità di cessazione degli incarichi soltanto a seguito della scadenza del termine di durata degli stessi, ovvero per il rigoroso accertamento della responsabilità dirigenziale.

In questo quadro, “si esprimono perplessità anche in ordine alla composizione della Commissione per la dirigenza, a cui lo schema di decreto assegna delicate funzioni di garanzia che presiedono all’intero procedimento di conferimento e revoca degli incarichi dirigenziali. In particolare, da un lato si rileva come alcuni componenti non siano del tutto indipendenti dagli organi politici. Dall’altro, si evidenzia che la Commissione stessa, per come è costituita, non è grado di assicurare un impegno a tempo pieno dei suoi membri nell’espletamento delle delicate funzioni ad essi assegnate”.

Il Consiglio di Stato pone in rilievo come “la riforma sia priva, per previsione della legge delega, di nuovi sistemi di valutazione della dirigenza – la cui mancanza rischia di compromettere la funzionalità dell’intero impianto, nonché dei principi per la fissazione degli obiettivi da parte dell’autorità politica”. Viene inoltre rilevato che l’annunciata riforma generale del pubblico impiego dovrebbe essere meglio coordinata con il provvedimento sulla dirigenza, suggerendo di valutare possibili correttivi alla norma primaria di delega.

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