Donne in pensione a 65 anni anche nel privato: il piano del Tesoro

Pubblicato il 16 Giugno 2011 - 09:06 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lo aveva urlato il ministro Renato Brunetta, l’Ue aveva messo in guardia le statali e ora il Tesoro ha un piano per mandare le donne in pensione a 65 anni: tutte, anche quelle del settore privato.

Le lavoratrici già quest’anno si sono viste alzare l’età pensionabile da 60 a 61 anni e nel 2012 in un colpo solo si arriverà a 65 anni, esattamente come gli uomini: così si risparmierebbe ogni anno un miliardo di euro, circa 10 entro il 2020.

L’ipotesi allo studio della Regioneria di Stato è di realizzare la parità di trattamento fra i sessi sul lavoro, anche se c’è reticenza sia da parte dei sindacati che da parte del ministero del Lavoro guidato da Maurizio Sacconi.

Un’impiegata e un’operaia fanno la stessa fatica fisica al lavoro? No, dunque altri cinque anni davanti alle macchine si farebbero sentire. A questi dubbi se ne aggiunge anche un altro:  dal 2013 scatterà la cosiddetta quota 97, la somma di età e contributi e così gli uomini, che hanno in media più versamenti, potrebbero andare -spiega Repubblica – “in quiescenza con 62 anni e le donne in media con 65”.

Oltre al rinvio dall’uscita del lavoro per le donne, ancora allo studio, sembra sia oramai data per scontato il taglio alle pensioni più alte. Scrive Repubblica che “non è ancora stato fissato un tetto, ma l’ipotesi più probabile è che si segua quanto fece Cesare Damiano, predecessore di Sacconi al ministero del Lavoro. Un blocco della indicizzazione delle pensioni più alte (attualmente vengono adeguate solo al costo della vita e non più alla dinamica dei contratti di lavoro), così da recuperare risorse per alzare il tasso di copertura dall’inflazione dei trattamenti più bassi (oggi più o meno al 75 per cento). Damiano, con una specie di contributo di solidarietà strutturale, bloccò le pensioni superiori a 3.800 euro lordi mensili. Con un risparmio intorno ai 140 milioni di euro l’anno”.

Il 23 giugno il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare la manovra da 40 milioni di euro, tagli compresi. Secondo quanto scrive Repubblica è “probabile anche un intervento per alzare l’aliquota contributiva dei lavoratori atipici con contratto di collaborazione (i co. co. pro) attualmente intorno al 26 per cento contro il 33 per cento circa a carico dei dipendenti con contratto standard. Una misura che serve a aumentare il montante contributivo sul quale verrà calcolata la pensione futura”.