Eba decide sul capitale delle banche. Italia spera in alcune revisioni

ROMA – Arriverà a metà della settimana prossima, con il consiglio dell'8-9 febbraio, la decisione dell'Eba, l'autorità bancaria europea, sui piani presentati alle banche centrali dagli istituti di credito del Vecchio Continente per arrivare ai livelli di patrimonio richiesti dall'Authority stessa (in primis il Tier1 al 9%) e criticati da piu' parti, soprattutto in Italia. I piani – aveva annunciato il presidente dell'organismo, l'italiano Andrea Enria, verranno analizzati all'interno dei collegi dei supervisori per valutare l'impatto nelle diverse giurisdizioni. Il Consiglio europeo per il rischio sistemico sara' poi consultato nella valutazione dei piani.

Dopo l'Abi, che a piu' riprese aveva sottolineato le proprie critiche ai requisiti imposti dall'Eba – in particolare la svalutazione dei titoli di Stato dei paesi a rischio, Italia inclusa quindi -, nei giorni scorsi anche il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha messo in evidenza come il processo di ricapitalizzazione delle banche da attuarsi nel breve termine (deve essere ultimato entro giugno) porta con se' non pochi rischi, non ultimo quello di un ingolfamento dei mercati, con evidente minaccia anche per la domanda dei bond si Stato. Vegas ha quindi auspicato la possibilita' che gli aumenti di capitale delle banche vengano posticipati.

Inoltre Il 'controllore della borsa' ha paventato anche che, nel caso in cui si realizzassero le ricapitalizzazioni nei tempi previsti dall'Eba, ci sarebbero rischi di cambiamento all'assetto azionario delle banche oltre che rischi di credit crunch, con molte imprese che gia' lamentano il peggioramento delle condizioni di accesso al credito, e possibili cessioni di asset svantaggiose. Intanto non si accorciano le distanze fra l'autorita' europea e le banche italiane.

Malgrado le dichiarazioni rassicuranti da parte della Banca d'Italia su un approccio ''flessibile''. Enria, parlando al Senato nel corso di un'audizione, ha cercato di spiegare con ''il cuore in mano'' ai senatori che lo tempestavano di domande, e di critiche, che il credit crunch parte da ben prima le decisioni Eba e che comunque l'Autorita' si impegna a ''evitare che l'esercizio di ricapitalizzazione sia causa di ulteriore impulso alla contrazione del credito''. Le ricapitalizzazioni pero', ha insistito Enria a chi gli diceva che vanno ritardate o ritirate, vanno fatte perche'''il rafforzamento patrimoniale non e' la soluzione della crisi, ma non c'e' soluzione che non passi attraverso il rafforzamento''.

Dopo aver trasmesso i piani alla Banca d'Italia (che il direttore generale dell'Istituto, Fabrizio Saccomanni ha definito ''incoraggianti''), le banche nazionali attendono appunto il prossimo consiglio dell'Eba e, soprattutto, il Consiglio Ue di marzo che potrebbe rivedere alcuni aspetti. In ballo ci sono 15 miliardi di euro di rafforzamento (7,5 miliardi tuttavia sono stati gia' raccolti da Unicredit nell'aumento appena concluso), una cifra comunque inferiore a quella della Spagna, e leggermente superiore alla Germania.

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