Fiat, Marchionne ai sindacati: “Smettiamo di prenderci per i fondelli”

Pubblicato il 18 Giugno 2010 - 16:41| Aggiornato il 4 Settembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

“Se vogliamo ammazzare l’industria me lo dite, lo facciamo, sono disposto a fare quello che vogliono gli altri”. Così l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne in merito alla situazione di confronto tra i Fiat e i sindacati sul futuro degli stabilimenti.

“L’Italia – ha aggiunto – non avrà un futuro manifatturiero, l’industria non esisterà piu”.

“Cerchiamo di smetterla di prenderci per i fondelli” ha poi detto Marchionne riferendosi in particolare allo sciopero di lunedì scorso a Termini Imerese indetto perché “l’unica ragione è che stava giocando la nazionale italiana”.

“Come lo fanno a Termini Imerese lo sciopero – ha poi aggiunto Marchionne – lo hanno fatto a Pomigliano e in tutti gli stabilimenti italiani”. Secondo il manager “o facciamo il nostro lavoro seriamente o la Fiat non è interessata”.

Marchionne ha poi proseguito rilevando che “noi abbiamo bisogno, come negli Stati Uniti, di un solo interlocutore con cui parlare e non di dodici. Anche il fatto – ha sostenuto – che i nostri operai si siano divisi in gruppetti dà fastidio e non è la cosa più efficiente. Non si può andare avanti così: per portare una macchina in Italia bisogna parlare con dieci persone, è una cosa incredibile, mai vista”.

L’ad del Lingotto ha poi proseguito: “Se la Fiat non avesse voluto bene a questo Paese non avrebbe mai fatto una mossa simile: con 20 miliardi di investimento avremmo più che raddoppiato la produzione in Italia, stiamo – ha rilevato – discutendo un discorso teorico sull’affronto alla Costituzione italiana. Ma stiamo scherzando!”.

“Mi dispiace che ci sia tutta questa polemica su un accordo che doveva essere fondamentalmente ed estremamente semplice”. E’ quanto ha detto poi Marchionne a proposito del referendum tra gli operai di Pomigliano previsto il 22 giugno.

A Marchionne è stato poi chiesto se ci sono stati segnali dalla Fiom. Il manager ha risposto: “No, le posizioni sono state prese e sono piuttosto chiare.

Ai cronisti che poi gli chiedevano su che percentuali si aspetti l’esito del referendum, l’ad ha aggiunto senza voler fornire cifre: “Una percentuale tale da permetterci di poter utilizzare lo stabilimento”.

“Non mi riconosco, come industriale, nei discorsi che vengono fatti dalla Fiom – prosegue Marchionne – Questa non è la Fiat che gestiamo noi, non è la Fiat che esiste, parliamo di mondi diversi: è un proprio un discorso completamente sballato”.

Marchionne ha infine sottolineato in merito alla vicenda: “Mi aspetto un esito positivo, vediamo cosa succede”.