Il nuovo fisco: addio cartelle esattoriali, il carcere per le truffe

Pubblicato il 2 Giugno 2010 - 10:29 OLTRE 6 MESI FA

Il fisco abbandona le vecchie cartelle esattoriali: solo attraverso l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, con le somme contestate dal fisco, sarà così possibile stanare gli evasori. Non solo.

I sospetti evasori – scrive Mario Sensini sul Corriere della Sera – pagheranno in 90 giorni, mentre oggi per ottenere il pagamento delle imposte dovute servono minimo due anni. Nei prossimi tre anni dalla lotta all’evasione arriveranno 20 miliardi di gettito in più.

A regime il decreto con la manovra per la correzione dei conti pubblici assicurerà otto miliardi l’anno di maggiori entrate. «Per gli evasori, davvero, non ci sarà più scampo» garantisce Luigi Magistro, responsabile dell’accertamento dell’Agenzia delle Entrate.

Cartelle esattoriali «Con un semplice tratto di penna è stato cancellato un sistema che risale all’Ottocento. Oggi come allora il sistema per chiedere i tributi si basa sull’iscrizione a ruolo. Termini e procedure – sottolinea Magistro – risalgono alla notte dei tempi. Si fanno i controlli, si contesta la presunta evasione, e si manda l’avviso di accertamento». «C’è “l’iscrizione a ruolo”, che avviene entro un anno. Poi i ruoli vengono “caricati” dalla società di riscossione, cioè dagli esattori, che hanno nove mesi di tempo per notificare la “cartella di pagamento”. Da quel momento, se dopo sessanta giorni non arriva il pagamento di quanto richiesto, la società di riscossione può prendere provvedimenti esecutivi». Per arrivare al pignoramento dei beni, servono due anni, «Durante i quali sparisce tutto» dice Magistro. «Con l’esecutività dell’avviso di accertamento, per tutta la procedura bastano 90 giorni, e il rischio notifica viene dimezzato», perchè «La gente si attacca a tutto. Contestano il ricevimento della raccomandata, l’indirizzo sbagliato. Fatto sta – spiega Magistro – che un terzo dell’intero contenzioso del fisco riguarda proprio le notifiche». «Siamo sicuri che le nuove norme saranno un ottimo deterrente. Il nuovo sistema partirà dal luglio del 2011.

Il carcere per le truffe delle imprese in “crisi”. Previsto anche il carcere per chi sfrutta la crisi delle imprese e truffano il fisco dopo aver chiesto una transazione sui debiti fiscali.«L’accordo per il concordato fiscale si basa su una prospettazione dello stato di crisi fatta dall’impresa. Sono loro a dirci cosa hanno, e quanto possono pagare. Noi siamo pronti ad accettare queste transazioni, ma dobbiamo cautelarci di più rispetto ad oggi». «Chiederemo agli imprenditori una dichiarazione sostitutiva, e loro ne risponderanno penalmente, cosa che finora non succede» spiega Magistro. Le pene saranno molto severe. Se i beni sui quali il fisco può rivalersi in caso di mancato pagamento dell’importo concordato vengono alienati in modo fittizio c’è il carcere: da sei mesi a quattro anni se i beni occultati superano un valore di 50 mila euro. Da uno a sei anni se superano i 200 mila euro.

Il nuovo accertamento C’è inoltre il nuovo accertamento sintetico, che permetterà al fisco di contestare la presunta evasione a chi spende troppo rispetto a quello che guadagna e dichiara al fisco, eccetto il contribuente porti prove contrarie. «Oggi possiamo determinare il reddito di un cittadino basandoci su elementi induttivi. Prendiamo delle spese, come quelle per la casa, l’automobile, e risaliamo induttivamente ad un certo reddito. Se questo supera del 25% il dichiarato, per due anni consecutivi diamo corso all’accertamento. Ma il problema è proprio il contenuto induttivo: può voler dire tutto e niente». Qui entra in gioco anche il nuovo redditometro. «Con l’aggiornamento del sistema andiamo sul sicuro. Prendiamo le spese, le sommiamo e così stabiliamo il reddito. Contestiamo somme effettive: se paghi tanto non puoi guadagnare e dichiarare meno». L’accertamento automatico, poi, scatterà prima: basterà superare il reddito dichiarato del 20% in un solo anno. «Centomila euro spesi, per noi, significano centomila euro guadagnati. Salvo che tu non sia in grado di dimostrare che quelle spese siano state rese possibili ricorrendo ad altre fonti, che non ricadono nella tua base imponibile». S valuterà anche la composizione familiare e del territorio. «La contestazione viene rivolta sempre al singolo contribuente. Ma è chiaro che un conto è spendere centomila euro l’anno se si è single, diverso è spendere quella somma avendo cinque figli in famiglia ».

Compensazioni illecite «Con il decreto si chiude un altro buco nero. Non sarà più possibile compensare i crediti fiscali con i debiti, se c’è una somma dovuta iscritta a ruolo. Scatta il divieto assoluto. Prima si paga la cartella, poi se resta qualcosa si può compensare» dice Magistro. dalla nuova stretta è atteso, a regime, un risparmio di quasi 2 miliardi di euro l’anno. La nuova norma fa il paio con quella dell’anno scorso che consente le compensazioni oltre una certa somma solo dopo che la certificazione dei debiti da parte dei commercialisti. Un sistema che quest’anno potrebbe portare un risparmio di quattro miliardi di euro. «Senz’altro possibile, se i dati di questi primi mesi saranno confermati», dice Magistro.