Il compromesso sul fotovoltaico sblocca incentivi statali ai privati di 6/7 miliardi per 20 anni

di Dini Casali
Pubblicato il 5 Maggio 2011 - 13:59| Aggiornato il 14 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il grosso degli aiuti di Stato agli impianti fotovoltaici è salvo. Almeno fino a che Tremonti non ci mette le mani, visto che i ministri Romani e Prestigiacomo si sono accordati su una ipotesi di testo,  ma il ministro dell’Economia vuole essere sicuro degli impatti degli incentivi sull’inflazione. Dal Consiglio dei Ministri comunque  è arrivato il consenso sul nuovo testo che riattiva il sistema premiante per gli incentivi al fotovoltaico, presentato dai ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. Il provvedimento era stato preceduto da forti momenti di tensione tra i due ministri. Nella riunione di oggi (giovedì 5 maggio)  è stato finalmente raggiunto un compromesso per cui viene indennizzato chi, pur pronto, non risulti ancora allacciato alla rete e dunque non possa funzionare. In caso di ritardo di allaccio entro 30 giorni, scatta l’indennizzo. Gli impianti fotovoltaici riceveranno un aiuto commisurato al momento in cui entreranno in servizio, ma il sussidio sarà un pò più basso ogni mese, e quindi chi arriverà prima avrà un incentivo più cospicuo. Questo incentivo partirà dal momento della connessione alla rete.

Il dissidio fra i due ministri riguardava il momento in cui sarebbero dovuti partire gli incentivi. Entro 60 giorni dal momento della certificazione della fine lavori dell’impianto secondo la Prestigiacomo. Solo al momento dell’allacciamento alla rete elettrica per Romani. Una divisione con effetti non secondari per gli imprenditori del settore in quanto il decreto prevede che gli incentivi si riducano in valore mese per mese e quindi più tardi arriva la certificazione dell’investimento meno si guadagna.

Se fosse confermato il testo (il nodo indennizzi era il vero ostacolo) si tratterebbe del più imponente piano di aiuti statali al settore privato degli ultimi anni. Parliamo di una cifra dell’ordine di 6/7 miliardi l’anno, per 20 anni consecutivi. Con il decreto in dirittura di arrivo, possono tirare un sospiro di sollievo i produttori del fotovoltaico e i fornitori di impianti e servizi. Il finanziamento statale ai privati del settore lo pagheremo con la maggiorazione delle bollette elettriche. A marzo l’Autorità per l’energia aveva infatti annunciato un aumento delle bollette elettriche per il secondo trimestre del 2011 del 3,9% spiegando che per il 3% era conseguenza degli incentivi per la produzione da fonti rinnovabili.

Il testo licenziato nelle ultime ore prevede una divisione fra grandi impianti e piccoli e due soglie: gli impianti sui tetti sono considerati piccoli impianti (che godono di incentivi maggiori), quelli fino ad un megaWatt (1000 kilowatt) di potenza; per quelli a terra la soglia è stata fissata a 200 chiloWatt”.  Una lettura più dettagliata del testo potrà fornire qualche delucidazione su come sarà possibile, a livello operativo, governare il flusso degli investimenti per evitare furbizie varie ed eventuali truffe. Sarebbe auspicabile, ad esempio, che al momento della prenotazione dell”incentivo, venga presentata una fidejussione bancaria sull’investimento a garanzia che il richiedente i lavori li faccia sul serio e non cambi idea, sprecando soldi statali. Oppure evitare che un impianto di 2 megawatt  venga suddiviso in 10 impianti da 200 kwatt, spuntando incentivi più generosi.

La cronaca politica delle settimane scorse aveva sottolineato il ruolo del ministro Prestigiacomo nella battaglia per salvare gli aiuti. “Ha combattuto come una leonessa”, è stato detto: in più si è dovuta prendere gli insulti del collega Romani, che l’ha accusata addirittura di “non capire un c…”. Dall’esito dello scontro si direbbe il contrario. Tuttavia, a onor del vero, come riporta Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera, va segnalato che la famiglia Prestigiacomo è titolare di una media impresa di montaggi elettromeccanici, la Coemi,  di cui è cliente la Elecrticité de France, impegnata a costruire un polo fotovoltaico a Priolo Gargallo in Sicilia. La fornitura di Coemi alla società francese, sempre Mucchetti,  vale 40 milioni. La Coemi, 260 dipendenti, è amministrata da Maria Prestigiacomo, sorella del ministro. E’ controllata dalla holding Fincoe, di cui fino fino al novembre 2009 Stefania Prestigiacomo deteneva il 21,5%. Poi donato a Sebastiana Lombardo, la madre.

Non si sfugge, anche in questo caso, da una certa tendenza a considerare trascurabili i potenziali, o peggio, i conclamati conflitti di interesse. D’altra parte va riconosciuto che nella questione, la signora Prestigiacomo è piuttosto un’apprendista, rispetto al maestro, suo diretto superiore in Consiglio dei Ministri. Berlusconi ha introdotto una cultura di governo (o incultura, a seconda dei punti di vista) che vede nell’istituto del conflitto d’interessi (tipico delle società liberali)  un intralcio, un rovello ingiustificato, un limite non necessario al dispiegamento dell’azione politica. Da questo punto di vista, non è, si può ben affermare, un “narcisista etico”.