Generali, l’addio di Del Vecchio in polemica con Geronzi

Pubblicato il 22 Febbraio 2011 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA

Leonardo Del Vecchio

ROMA – Leonardo Del Vecchio lascia il consiglio di amministrazione delle Generali in polemica con il presidente della compagnia Cesare Geronzi, e insieme dietro di sé lascia dubbi e polemiche. Il passo indietro del patron di Luxottica, che a Trieste è azionista con l’1,9 per cento e fa parte del comitato esecutivo, infiamma il clima, già surriscaldato, alla vigilia del Cda di mercoledì, in cui è attesa una resa dei conti su poteri e governance.

”Mi rendo conto che il mio contributo non può incidere sugli indirizzi strategici di questa compagnia”, spiega Del Vecchio nella sua lettera di dimissioni, irrevocabili, inviata a Geronzi.

A far traboccare il vaso per l’imprenditore, socio e consigliere del Leone, sarebbe stata la recente intervista al Financial Times, nella quale il banchiere romano indicava un possibile intervento nelle banche italiane e nel Ponte sullo Stretto e una eventuale espansione del gruppo assicurativo in Sudamerica. Parole in contrasto con le linee strategiche fornite al mercato dall’amministratore delegato Giovanni Perissinotto, lo scorso novembre, durante l’Investor Day.

Perfino gli analisti di alcune case d’investimento internazionali, sottolinea il Fatto Quotidiano, non hanno mancato di rilevare nei loro report che le parole di Geronzi non erano in linea con quanto dichiarato nell’incontro di novembre con la comunità finanziaria dall’amministratore delegato, lui sì dotato di poteri ad hoc. Dichiarazioni in parte precisate successivamente, quando Geronzi ha sottolineato che “si può valutare l’intervento in materia infrastrutturale o bancaria in circostanze straordinarie e senza alcun riflesso non favorevole per la redditività”.

Venerdì le incongruenze erano state sottolineate dagli analisti in una serie di report e Geronzi aveva corretto il tiro. Ma le precisazioni non sono bastate a Del Vecchio, che del banchiere non è mai stato un grande fan. ”Che il presidente sia Bernheim o un altro non cambia nulla. Cambierebbe qualcosa se il presidente fosse operativo, se avesse delega; ma, visto che il presidente adesso non ha alcuna delega, praticamente è una figura come la mia in Luxottica”, aveva sottolineato lo scorso aprile prima della nomina di Geronzi al vertice della compagnia triestina.

”Spiace la decisione di un apprezzato imprenditore e azionista”, è stato il commento sul passo indietro di De Vecchio, raccolto negli ambienti vicini alla presidenza di Generali secondo i quali ”mai, si ripete mai, vi è stata occasione di contrasto o anche solo di differenziazione nel Cda, dentro e fuori gli organi societari, e nei confronti del presidente della compagnia, a cominciare dalla materia degli indirizzi strategici”.

A commentare il passo indietro di Del Vecchio è stato il vice presidente delle Generali, Francesco Gaetano Caltagirone, che si è detto ”molto” dispiaciuto delle dimissioni. ”Ho avuto modo di apprezzare il cavalier Del Vecchio – ha aggiunto – che ha sempre avuto una visione industriale dei problemi nell’interesse dell’azienda”.

Difficile ora prevedere l’esito del board di mercoledì. Oltre all’esame delle partecipazioni, dopo la richiesta del numero uno di Tod’s Diego Della Valle di cedere la quota in Rcs, è atteso un patto chiaro sulla governance con la sottolineatura del ruolo di capoazineda di Perissinotto contro quelli che molti soci e consiglieri leggono come ‘sconfinamenti’ del presidente.

Per preparare l’appuntamento del consiglio, oggi pomeriggio si riuniscono a Roma l’organismo di vigilanza della compagnia e il comitato per il controllo interno e si dovrebbe tenere anche una riunione dei consiglieri indipendenti.

Già il 28 aprile 2010 l’imprenditore di Luxottica aveva delineato la propria idea della nuova governance in Generali. A qualche giorno dal passaggio della presidenza del Leone da Antoine Bernheim a Geronzi, Del Vecchio aveva detto, uscito dall’assemblea di Luxottica: “L’importante è che il management possa gestire l’azienda. Che il presidente sia Bernheim o un altro non cambia nulla. Cambierebbe qualcosa se il presidente fosse operativo, se avesse deleghe, ma visto che il presidente adesso non ne ha, praticamente è una figura come la mia in Luxottica” . Aalla fine Del Vecchio potrebbe trovare il sostegno anche di Alberto Nagel, l’amministratore delegato di Mediobanca asceso l’anno scorso alla vicepresidenza di Generali.