Imprese: corrono le familiari, meglio con donne leader

Pubblicato il 2 Dicembre 2010 - 01:48 OLTRE 6 MESI FA

Fare impresa in famiglia è diffuso e bello, specie se alla guida c’è una donna. Sarebbe invece da evitare il passaggio ai nipoti del fondatore, che confermerebbero il vecchio adagio secondo il quale ‘la prima generazione crea, la seconda conserva, la terza distrugge’. Lo afferma il rapporto 2010 dell’Aub, l’osservatorio promosso dall’Associazione italiana delle aziende familiari (Aidaf), da Unicredit e dall’Universita’ Bocconi. Lo studio parte dalle 7.660 aziende con fatturato superiore a 50 milioni di euro che operano in Italia per le quali è possibile identificare la natura della proprieta’: il 55,1% di queste (ben 4.221) risulta a controllo familiare.

E i risultati economici sono buoni: dal 2000 al 2008 le aziende familiari hanno mostrato una redditività operativa (Roi) di 1,3 punti percentuali superiore rispetto alle imprese non familiari e una redittivita’ del capitale proprio (Roe) migliore di 0,7 punti. Ma e’ sempre il fondatore a dare il meglio: i dati sulle performance nelle diverse generazioni rilevati dall’Osservatorio nel periodo 2000-2008 mostrano risultati nettamente superiori per la prima generazione, con Roi migliore di 0,6 punti percentuali rispetto alla media delle imprese italiane, Roe superiore di 2,1 punti, crescita dei ricavi annui migliore di 1,5 punti rispetto al complesso delle aziende ‘made in Italy’.

La seconda generazione riesce a mantenere i conti in linea con la media nazionale, mentre nella terza la redditivita’ operativa e’ inferiore di 0,8 punti rispetto alla media, la reditività del capitale proprio peggiore di 2,5 punti percentuali, la progressione dei ricavi inferiore di 2,1 punti. Dove la leadership è individuale, la gestione da parte di un componente della famiglia rispetto a quella di un manager esterno restituisce performance più apprezzabili sia in termini di redditività sia di crescita: negli anni 2000-2008, Roi migliore di 0,3 punti, Roe superiore di 1,2, crescita dei fatturati di 0,7 punti percentuali piu’ brillante. E dove la gestione e’ collegiale, i risultati migliori emergono nel caso di team interamente composti da manager familiari.

Quello che invece per l’Osservatorio Aidaf-Unicredit-Bocconi non cambia abbastanza in fretta e’ la presenza femminile al vertice anche nelle imprese familiari. Le donne che guidano o sono solo presenti nei consigli di amministrazione sono ancora poche: le donne leader sono passate dall’8,4% del 2000 al 9,8% del 2008, mentre l’incidenza dei consiglieri ‘rosa’ nei Cda e’ salita solo al 18,5% dal 17,6% di dieci anni fa. Eppure le donne fanno bene all’azienda: nei Cda in cui la presenza femminile e’ da un terzo alla meta’ rispetto al totale, Roi e Roe si attestano rispettivamente a livelli superiori di 0,9 punti percentuali e di 1,3 punti rispetto alla media delle imprese italiane. ”E’ da tempo che auspichiamo una presenza femminile ben maggiore dell’attuale, ritenendo che siano portatrici di una cultura e di valori specifici complementari a quelli maschili, particolarmente idonei ad affrontare situazioni delicate”, conclude lo studio.