Imu: stalla in salotto, casa popolare in piazza Navona…le bugie dei furbetti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Luglio 2013 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA
Imu: stalla in salotto, casa popolare in piazza Navona...le bugie dei furbetti

Imu: stalla in salotto, casa popolare in piazza Navona…le bugie dei furbetti

ROMA – Metti una stalla nel salotto, i campi da tennis battuti a mandorle e la piscina dichiarata vasca a uso irriguo, et voilà: l’Imu sulla villa non s’ha da pagare. Secondo gli accertamenti compiuti dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza i dati sono piuttosto inquietanti: i furbetti dell’Imu sono circa 10 milioni. Uno su quattro nel 2012 ha dichiarato il falso per evadere l’odiata tassa sulla casa.

Giuliano Foschini e Fabio Tonacci sul quotidiano la Repubblica ci offrono alcuni tra gli esempi più ilari. Il record di assurdità se lo aggiudica un avvocato di Bari che aveva accatastato una “stalla fuori città“. Quando la Finanza è andata a fagli visita l’avvocato, per giustificare la propria dichiarazione, gli ha fatto trovare nel salone della villa una decina di pecore, “con tanto di paglia per terra, che pascolavano tra il camino, i doppi infissi e un televisore”.

Per dare un po’ di numeri, basta leggere un recente studio dell’Ifel, fondazione dell’Associazione dei comuni. Si calcola un buco di circa mezzo miliardo di euro rispetto a quanto doveva portare il gettito Imu dello scorso anno nelle casse dei comuni. In Emilia Romagna, l’evasione sulla casa è stimata intorno al 58 per cento. Mentre stime a campione effettuate dalla Guardia di Finanza raccontano che almeno il 25 per cento dei contribuenti paga meno rispetto al dovuto. Il punto cruciale sono i finti accatastamenti: la maggior parte delle abitazioni di pregio sono registrate sotto altre voci perché le banche dati non sono mai state aggiornate.

Un caso emblematico è quello di Civitanova Marche:

41mila abitanti in provincia di Macerata. Basta guardare la piantina di GoogleMaps per contare almeno una ventina di ville con piscina. Eppure, come ha denunciato la commissione bilancio del Comune, “in tutta la città ci sono due ville e zero case signorili”. In compenso al comune risultano 1.987 case popolari (quelle che cioè avrebbero i servizi igienici in condivisione) e 387 ultrapopolari, cioè senza servizi igienici.

Il caso è emblematico ma sarebbe possibile ripeterlo in tutte le città d’Italia. A partire da Roma, che è capitale anche del paradosso. Ci sono appartamenti in piazza Navona accatastati ancora come case popolari e ci sono abitazioni nuove nella periferia più estrema della città che pagano tariffe residenziali. «Facendo un paragone di prezzi sulla stessa metratura — spiegano i tecnici della Guardia di Finanza — la casa in centro vale almeno un milione di euro in più. Eppure pagano un Imu irrisoria». La maggior parte dei comuni capoluogo (Roma, Bari, Torino per dirne alcuni) ha sottoscritto protocolli d’intesa con Finanza e Agenzia delle Entrate (che ora ha inglobato anche quella del Territorio) per incrociare i dati e scovare i “furbetti”.