Intesa Brown-Sarkozy contro i superbonus

Pubblicato il 11 Dicembre 2009 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA

Con gli aiuti di Stato Wall Street ha ripreso a distribuire ricchi bonus ai manager e da una parte all’altra dell’Oceano è scattato l’allarme dei governi: alla fine gli unici a pagare saranno i risparmiatori?

Lo zar degli stipendi di Barack Obama, il taglia bonus Ken Feinberg, propone un tetto di 500 mila dollari sui salari dei banchieri che hanno ricevuto aiuti statali. E con una mossa a sorpresa il premier inglese Gordon Brown e il presidente francese Nikolas Sarkozy firmano sul Wall Street Journal, il quotidiano della finanza mondiale, una proposta a quattro amani che seppellisce la lite sulla nomina di Michel Barnier alla Ue, salutata da Sarko come segno della grandeur francese sul modello anglosassone: «Una tassa sui bonus delle banche è una priorità» sostengono all’unisono i due leader, «i bonus del 2009 sono cresciuti anche grazie al sostegno dei governi alle banche».

Per il mercato è una bomba. Ma l’istituto più di tutti sotto accusa, la Goldman Sachs (700mila dollari il guadagno medio dei 3mila dipendenti, un record nei suoi 136 anni di vita) spariglia annunciando che i bonus dei suoi 30 supermanager quest’anno non arriveranno in cash ma in azioni, tra l’ altro bloccate per 5 anni.

La posta in gioco è chiara. Da una parte i governi pressati dall’opinione pubblica: in Gran Bretagna si vota l’anno prossimo e il Labour di Brown sta facendo l’impossibile per rovesciare i sondaggi. Dall’altro il sistema finanziario che teme invasioni di campo. Negli Usa l’assedio alla Federal Reserve di Ben Bernanke si sta stringendo in questi giorni con una proposta di regolamentazione della finanza che scavalca a sinistra Obama: spetterebbe allo stato e non alla Fed il controllo di quelle banche «too big to fail», troppo grandi per fallire, che nella caduta metterebbero a rischio l’intero sistema, com’è successo prima della recessione.

Il cancelliere tedesco Angela Merkel, pur specificando che la Germania sostiene piuttosto «una tassa internazionale sulle transazioni finanziarie», che «agisca più sul lungo termine e sia più sostenibile», dice comunque che la proposta di unatassa sui bonus «è affascinante».