Rete Imprese contro il governo: “Noi figli di un Dio minore”

Pubblicato il 16 Marzo 2012 - 12:39 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – È stato da Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, Marco Venturi, per manifestare tutta l’insoddisfazione di Rete Imprese Italia, di cui è portavoce, verso le conclusioni a cui sta arrivando il negoziato sul lavoro. Il massimo rappresentante di commercianti e artigiani ha ricevuto ampie rassicurazioni da tutti ma a Rete Imprese Italia non si fanno illusioni. Il negoziato sul lavoro “ha obbedito ancora una volta al vecchio format triangolare governo-Confindustria-sindacati, quello che ha dominato il nostro Novecento e che si pensava dovesse andare in soffitta”. Come Venturi la pensano anche le associazioni delle partite Iva. E proprio tra le partite Iva i mugugni sono ancora più forti: “L’impressione è di essere rimasti figli di un Dio minore” anche in un contesto politico che si era prefissato l’obiettivo di allargare la platea dei rappresentati.

Come spiega il Corriere della Sera, è chiaro che dovendo affrontare lo spinosissimo tema dell’articolo 18 il governo Monti non potesse pensare di depotenziare il confronto con i sindacati confederali e la Confindustria ma artigiani, commercianti e partite Iva si aspettavano comunque qualche segnale di novità in chiave universalistica e non concertativa. Delusi, ora sfogano il loro mugugno. Raccontano come Cgil-Cisl-Uil e industriali comunque siano riusciti a negoziare con il governo e a ottenere partite di scambio mentre Rete Imprese è partita con un documento ed è arrivata alla fine sostanzialmente con il medesimo testo senza che nel mezzo ci fossero avvicinamenti, compromessi e mezzi risultati.

In termini calcistici si direbbe che Venturi è uscito dal campo con la maglia intonsa perché non ha visto palla e non ha dovuto nemmeno correre. Già in sede di decreto Salva Italia e di completamento della riforma previdenziale artigiani e commercianti avevano dovuto mandar giù qualche boccone amaro. In primis l’aumento dei contributi pensionistici che entro il 2014 comporterà per i loro associati un maggior esborso di 2,7 miliardi. L’aumento dell’Imu e tutta un’altra serie di piccoli balzelli sono stati un altro dispiacere e secondo i conti di rete Imprese graveranno per circa 5 mila euro aggiuntivi su ciascuna impresa.