Le borse ripartono, ma Piazza Affari teme i delisting

Pubblicato il 4 Febbraio 2012 - 17:05 OLTRE 6 MESI FA

MILANO, 4 FEB – Lo spettro dei delisting si aggira su Piazza Affari, che da inizio anno ha ripreso fiato, mettendo a segno un rialzo dell'8,95%, il terzo in Europa dopo Francoforte (+14,72%) e Stoccolma (+9,19%). Questo dopo che il 2011 si era chiuso con un tonfo del 25%, costato ben 100 miliardi di euro in termini di capitalizzazione.

Il giocattolo della rimonta pero' rischia di rompersi se la borsa non risale in fretta, perche' agli attuali prezzi risulta conveniente ritirare i titoli dal listino. Il primo e piu' eccellente passo indietro e' stato annunciato mercoledi' scorso da Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton, che ha deciso di lanciare un'Opa sull'omonimo gruppo dell'abbigliamento per ritirarlo dopo 26 anni di nozze con Piazza Affari.

Una scelta motivata dalla necessita' da un lato di mettere in campo quella che a Ponzano Veneto (Treviso) hanno definito come una ''strategia di rafforzamento del modello di business'' e dall'altro di mettere al riparo il titolo dalla volatilita' dei mercati azionari, in pratica approfittare dei prezzi a sconto per riprendere il controllo dell'intera societa'. Il titolo ieri ha chiuso a 4,66 euro, 6 centesimi in piu' del prezzo dell'Opa, ma soltanto lo scorso 5 novembre valeva 5,82 euro.

Negli stessi giorni e' intervenuta la messa in liquidazione di Cogeme, sospesa dagli scambi di Borsa gia' lo scorso 13 gennaio, che di fatto uscira' dal listino 'obtorto collo'.

Nonostante il sollievo dato dalla richiesta di ammissione in Borsa di Cucinelli da Perugia, storico marchio del cashmere italiano, non e' un mistero pero' che a Palazzo Mezzanotte facciano i conti con quelli che potrebbero essere i prossimi addii.

Parmalat, per bocca di un portavoce del gruppo Lactalis che ha smentito le indiscrezioni, non sara' tra questi, almeno nell'immediato, ma e' noto che la famiglia Besnier, a capo del colosso lattiero di Laval, in Normandia, non ama molto la borsa. Anche il gruppo di Collecchio, in effetti, risulta parecchio sottovalutato: venerdi' ha chiuso a 1,64 euro, ma lo scorso 17 marzo valeva ben 2,73 euro.

Poi c'e' il salvataggio della galassia Ligresti, con l'ingresso di Unipol che prevede una maxifusione tra i soggetti coinvolti, che contribuira' sicuramente a ridurre la platea dei titoli quotati in Borsa: erano 313 a fine 2010 e sono 304 oggi. Nel frattempo i titoli sono sotto osservazione da parte della Consob a causa dei rastrellamenti che si sono verificati nelle ultime sedute.

Il punto interrogativo per il lungo termine, pero', riguarda un altro grande protagonista della Borsa: Fiat, quotata in Borsa fin dal 1903. Dopo lo sdoppiamento del gennaio 2011 tra l'auto ed i veicoli industriali, i titoli del Lingotto quotati sono due, ma su Fiat Spa incombe la prossima fusione con Chrysler, che secondo lo stesso ad Sergio Marchionne non avverra' comunque prima del 2015: un'operazione che ha gia' scatenato polemiche sull'ubicazione del quartier generale della nuova societa' che si andra' a creare.

Se il cordone ombelicale con Torino dovesse essere tagliato, non e' scontato – ragiona un operatore – che anche la borsa di riferimento possa continuare ad essere Piazza Affari, anche se, tecnicamente, una doppia quotazione e' sempre possibile.