Pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall'età: torna l'ipotesi dopo Quota 100 Pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall'età: torna l'ipotesi dopo Quota 100

Pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età: torna l’ipotesi dopo Quota 100

A fine anno scade Quota 100 e quindi si torna a discutere sulla riforma delle pensioni: tra le ipotesi c’è quella di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha quantificato la spesa di alcune delle proposte, bocciando però una delle richieste del sindacato ovvero l’uscita con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Ciò non vuol dire che però non venga presa in considerazione.

Pensione dopo 41 anni, quanto costa?

L’ipotesi, già accantonata nel 2019, quando fu poi introdotta Quota 100, perché troppo costosa, peserebbe nel 2022 secondo l’Inps per 4,3 miliardi. Per arrivare a fine decennio a 9,2 miliardi. In media costerebbe lo 0,4% del Pil. Al momento l”uscita anticipata indipendente dall’età è possibile fino al 2026 con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) oltre a tre mesi di finestra mobile.

Tridico sostiene invece la proposta che prevede un’opzione di anticipo della sola quota contributiva della pensione che costerebbe in un primo momento 500 milioni. Per poi arrivare a un costo massimo di 2,4 miliardi nel 2029. Ma questa ipotesi non piace ai sindacati che insistono su una flessibilità diffusa dopo i 62 anni e sull’uscita con 41 anni di contributi.

Pensione, lavoro e stipendio: qualche numero

Quota 100 ha portato al pensionamento anticipato 253.000 persone, prevalentemente uomini (il 71,5%). Secondo il Rapporto annuale il 2020 a causa della pandemia ha registrato un calo degli occupati del 2,8%. Con un crollo dei lavoratori indipendenti diminuiti del 5,1%. Grazie al blocco dei licenziamenti si sono ridotte le cessazioni decise dall’azienda per motivi economici (da 560.000 a 230.000) mentre sarebbero 330.000 i posti salvati grazie al blocco. La retribuzione media annua dei dipendenti è scesa da 24.140 euro del 2019 a 23,091 del 2020 con un calo del 4,3% e una perdita media per dipendente di poco più di 1.000 euro. L’imponibile previdenziale è di 33 miliardi, scendendo da 598 miliardi nel 2019 a 564 miliardi nel 2020 (-5,6%).

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