Prato: il miliardo di evasione “cinese” l’anno. Milone, lo sceriffo-assessore

Pubblicato il 10 Luglio 2013 - 09:50 OLTRE 6 MESI FA
Prato: il miliardo di evasione "cinese" l'anno. Milone, lo sceriffo-assessore

Prato: il miliardo di evasione “cinese” l’anno. Milone, lo sceriffo-assessore

PRATO – Il miliardo di evasione “cinese” l’anno. Milone, lo sceriffo-assessore. Quando l’Agenzia delle Entrate ha esaminato i primi 50 dossier di 357 evasori cinesi seriali il calcolo della mega evasione complessiva era presto fatto: oltre un miliardo l’anno tra Comune, Regione e Stato. Sul Sole 24 Ore del 10 luglio Mariano Maugeri e Francesco Prisco hanno realizzato un’inchiesta su “La marcia degli evasori cinesi” scegliendosi come  Virgilio l’assessore-sceriffo Aldo Milone. 

A fornire i dossier al Fisco, già scientificamente selezionati dalla Polizia municipale, è stato infatti Milone, assessore alla Sicurezza dal 2007 della città di Prato, centro del distretto tessile che ospita 112 etnie diverse e dove quella cinese è la comunità più forte con 14 mila presenze regolari dietro  le quali e di nascosto dalle autorità lavorano altre 25 mila anime.

Milone la fama di sceriffo se l’è guadagna sul campo, è dal ’95 che questo figlio campano di Sarno travaglia a Prato dove cominciò da poliziotto. Ora la sua squadra di 80 uomini organizza raid settimanali per chiudere i laboratori clandestini che spuntano come funghi  e a proposito di metafore, era proprio lui che 20 anni ammoniva “Dotto’, guardate che questi sono peggio delle cavallette” e non era una esagerazione anche quando a Prato i cinesi non erano più di 3 mila.

Nel suo piccolo, cioè nel ruolo di amministratore della sicurezza, è quasi una star. Ne fa il ritratto Il Sole 24 Ore del 10 luglio per introdurre “la buona battaglia di Prato”. Anche Al Jazeera ha documentato una visita al Macrolotto 1, un posto dove, ammette il commissario Leone, “si inventano di tutto: dopo il sequestro dei macchinari violano i sigilli e li rivendono”.

Sfruttano i buchi nella legislazione, le falle nel sistema fiscale. Non esiste un accordo per l’estradizione tra Italia e Cina: irregolari e clandestini restano sul territorio italiano anche se raggiunti da decreto di espulsione. Le file alla camera di Commercio rivelano una verità amara, racconta Milone:

Sono ditte con un solo addetto che chiudono al secondo anno di attività. Per prassi i controlli fiscali partono non prima di 20 mesi: i cinesi lo hanno capito e alla scadenza del biennio cancellano la vecchia ditta e ne aprono un’altra (Sole 24 Ore)