
(Foto Ansa)
Se ti licenziassero senza motivo, vorresti essere reintegrato? Se ti licenziassero ingiustamente in un’azienda con meno di 15 dipendenti, vorresti ricevere un indennizzo superiore a sei mensilità? Se riuscissi a trovare un lavoro, vorresti che l’azienda fosse obbligata a giustificare un contratto di durata inferiore a un anno? E infine: se un’azienda appalta un lavoro, vorresti che fosse più responsabile e vigilasse maggiormente per evitare incidenti sul lavoro? Questi, in sintesi, sono i quesiti del referendum sul lavoro. C’è poi anche quello sulla cittadinanza, che propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per fare richiesta. In sintesi, il centrodestra (e i suoi elettori) si oppongono quindi al reintegro in caso di licenziamento, a indennizzi superiori a sei mensilità per le aziende sotto i 15 dipendenti, all’obbligo di giustificare i contratti inferiori a un anno e a una maggiore responsabilità delle aziende appaltanti nella vigilanza sui luoghi di lavoro.
Ma prendiamo il primo punto: cosa c’è di politico nel pretendere di essere reintegrato dopo un licenziamento ingiusto? Quindi è giusto licenziare senza un motivo? Davvero si può essere contro un licenziamento ingiusto? Contro la precarietà? Contro maggiori controlli negli appalti? Evidentemente sì.