Redditi procapite come nel 1986: si guadagnano 16.955 €. Tasse sempre più pesanti

Pubblicato il 22 Gennaio 2013 - 11:47 OLTRE 6 MESI FA
Redditi 2013 procapite come nel 1986: si guadagnano 16955 euro (contro i 17.337 del 2012)

ROMA – I redditi degli italiani del 2013 tornano ai livelli di 27 anni fa. L’italiano medio guadagnerà nel 2013, 16.955 euro, come nel 1986. Nel 2012 il livello medio si attestava a 17.337 euro. Il reddito di ogni italiano nel 2012 è calato del 4,8%, perdendo in valori assoluti 879 euro.

L’analisi di Rete Imprese ha fotografato l’entità (enorme) di questo arretramento mettendolo a confronto con il conseguente calo dei consumi: nel 2012 la spesa pro capite è calata del 4,4% a 15.920 euro e Rete imprese italia prevede per l’anno in corso un ulteriore calo, del’1,4% a 15.695 euro. Cioè come nel 1998. Altra drammatica conseguenza è il livello altissimo di mortalità delle imprese.

Il saldo tra mortalità e natalità delle aziende artigiane e di servizi di mercato più manifatturiere e costruzioni porta la somma a 100 mila aziende “scomparse”. Imprese e individui devono convivere, poi, con una pressione fiscale sempre meno sostenibile. Rete Imprese distingue tra pressione fiscale effettiva e pressione fiscale apparente (nel 2013 56,1%, rispetto al 46,3%): per i cittadini in regola con il fisco è stata – secondo lo studio – pari a 55,2%.

Tasse sempre più pesanti. Sempre secondo le previsioni dello studio, la pressione fiscale effettiva salirà nel 2013 a quota 56,1%, rispetto al 46,3% della pressione fiscale apparente. Nel 2012 la pressione fiscale per i cittadini in regola con il fisco è stata – secondo lo studio – pari a 55,2%. “Bene ha fatto il governo Monti ad aver messo in sicurezza i conti pubblici, a rafforzare la fiducia nei confronti della capacità dell’Italia di onorare il proprio debito pubblico – ha detto il presidente di turno di Rete imprese Italia, Carlo Sangalli.-. Così come è stato un bene per il nostro Paese la riduzione del costo del finanziamento del debito pubblico per via della riduzione dello spread. Tutto questo ha consentito all’Italia di recuperare fiducia e credibilità a livello internazionale. E ci ha consentito di superare i primi tornanti della crisi. Ma lo si è fatto – ha aggiunto – al prezzo salatissimo di un’impennata della pressione fiscale complessiva e di pesanti effetti recessivi che ne sono derivati”.