Monti taglia l’aliquota minima al 20%? Rischia di premiare gli evasori

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ROMA – Ridurre, con i proventi della lotta all’evasione fiscale, l’aliquota Irpef minima dal 23% al 20% sui redditi da 7.000 fino a 15.000 euro: è questa l’intenzione del governo Monti, che in settimana presenterà il decreto legge sulla semplificazione fiscale e il nuovo testo della delega per la riforma delle tasse. Riforma che dovrebbe fissare un principio cardine: i soldi recuperati dall’evasione saranno usati per ridurre le tasse. In particolare, portando l’aliquota minima dal 23% al 20% e accorpando quelle superiori in due aliquote da 30% e 40%.

Tutto bellissimo, ma c’è un piccolo dettaglio: 20.169.869 italiani hanno dichiarato nel 2010 redditi pari o inferiori a 15.000. Fra questi ci sono tanti contribuenti impoveriti, disoccupati, indebitati. Ma ci sono anche tanti evasori fiscali. Se prendiamo i redditi medi 2009-2010, tante categorie dichiarano sotto i 15.000 euro all’anno. Molti gioiellieri pagano l’aliquota minima perché la media delle loro dichiarazioni è 15.600 all’anno; stessa cosa succede ai baristi con i loro 15.800 euro; i tassisti denunciano in media 14 mila euro; i proprietari di stabilimenti balneari 13.600; albergatori o affittacamere 11.900; i fotografi 11.900; gli agenti di viaggio 11.400 euro; i commercianti di elettrodomestici 10 mila, i commercianti di scarpe 7 mila euro…

Una soluzione ci sarebbe: aumentare le detrazioni (figli a carico etc…) sui redditi da lavoro dipendente, certificati, tracciati, “reali”. Per il momento c’è il problema: abbassare le tasse a chi le paga senza premiare chi non le paga.

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