Statali, governo: sì alla mobilità obbligatoria e no al prepensionamento

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Giugno 2014 - 08:32| Aggiornato il 12 Giugno 2014 OLTRE 6 MESI FA
Statali, governo: sì alla mobilità obbligatoria e no al prepensionamento

Marianna Madia

ROMA – Per i dipendenti statali mobilità obbligatoria. Niente più prepensionamenti. Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, ha convocato i sindacati per giovedì prossimo, vigilia del Consiglio dei ministri che dovrebbe portare proprio all’approvazione della riforma della Pubblica amministrazione. Tra le prima bozze del documento che il ministro Madia ha inviato ai sindacati vengono fuori diverse novità rispetto al testo sottoposto per un mese alla consultazione pubblica. Testo che prevedeva appunto il prepensionamento di alcune decine di migliaia di statali.

Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera ci spiega cosa potrebbe accadere a breve e il perchè del possibile passo indietro sui prepensionamenti:

La marcia indietro sul pensionamento anticipato dei dirigenti pubblici è probabilmente legata alla contrarietà dei lavoratori del settore privato, per i quali non è stato ancora del tutto risolto il problema “esodati”. Nel documento inviato Madia scrive che a fronte di un “ritorno marginale»”ci sarebbe stato il rischio di “nuove distorsioni”. Niente “scivolo” fino alla pensione, dunque. Mentre dovrebbe restare in piedi la cosiddetta “opzione-donna”, la possibilità di andare in pensione con i requisiti pre Fornero per le lavoratrici che scelgono il regime contributivo.

Ma come costruire, allora, quella “staffetta generazionale” di cui si parla da tempo? La prima ipotesi è accelerare sulla cancellazione del cosiddetto trattenimento in servizio, cioè la possibilità di continuare a lavorare per due anni dopo l’età della pensione. Il governo pensava di liberare così 10 mila posti, ma coinvolgendo anche altri settori – come giustizia, sanità e università – si potrebbe arrivare almeno a 15 mila. Ma c’è anche un’altra ipotesi, che si incrocia con l’ammorbidimento del blocco del turnover, oggi limitato al 20% con un nuovo ingresso ogni cinque uscite. L’idea è di calcolare il rapporto fra entrate e uscite non in base al numero delle persone ma all’ammontare dei loro stipendi.