Tares. Rifiuti. Altra stangata di Monti che a Letta fa comodo

Tares, l'altra stangata voluta da Monti per i rifiuti a fine anno
Tares, quanto ci costi? L’altra stangata voluta da Monti per i rifiuti a fine anno

ROMA – La Tares sarà un’altra stangata che ci svuoterà le tasche a fine anno. La nuova tassa rifiuti e servizi, nata in sordina a fine 2011 per mezzo del decreto “Salva-Italia” di Mario Monti, è stata concepita a scoppio ritardato: doveva entrare in vigore il 1 gennaio 2013 per sostituire le vecchie tariffe sui rifiuti e per tutto l’anno il Parlamento si è scervellato per attenuarne gli effetti, devastanti se sommati all’odiata Imu, ma a fine luglio non si è ancora trovato il modo e il tempo stringe.

Ma quanto ci costerà questo nuovo balzello? Gianni Trovati, sul Sole 24 Ore, ha fatto i conti per noi:

La Tares ambientale nasce al posto di Tarsu e Tia, e di quest’ultima tassa riprende il «metodo normalizzato» di calcolo, che misura il conto da presentare al contribuente sulla base delle quantità medie di rifiuti prodotti da ogni categoria di utenza. Il metodo, appunto, non è un inedito, perché esiste nel nostro ordinamento dal 1997 (decreto Ronchi), ma nel tempo è stato adottato solo da una minoranza di Comuni (meno del 20%, concentrati al Centro-Nord), mentre il grosso delle amministrazioni è rimasto fedele alla vecchia Tarsu. In queste realtà, quindi, il debutto della Tares è destinato a far impennare le “bollette”, soprattutto per gli esercizi commerciali e in particolare per quelli che producono più rifiuti, come bar, ristoranti, alberghi, rivenditori di generi alimentari e così via.

Un secondo motore dei rincari è rappresentato dal fatto che la Tares deve coprire integralmente il costo del servizio rifiuti, che nei Comuni a Tarsu è stato finora finanziato anche con altri fondi (e quindi con la fiscalità generale).

Un terzo fattore, poi, non distingue fra le amministrazioni rimaste ancorate alla Tarsu e quelle passate nel tempo alla Tia. Insieme alla componente ambientale, il nuovo tributo porta con sé una maggiorazione, pari a 30 centesimi al metro quadrato, che nelle intenzioni del Governo Monti avrebbe dovuto aiutare i Comuni a finanziare i propri «servizi indivisibili», vale a dire quelli che si rivolgono alla generalità degli abitanti: si tratta di un panorama di attività ampio, che va dalla manutenzione di strade e patrimonio all’illuminazione pubblica, dalla cura del verde alla sicurezza. La maggiorazione in totale vale un miliardo, e nel decreto «Salva-Italia» copriva in realtà un taglio equivalente ai fondi comunali, ma le proteste delle amministrazioni hanno fatto naufragare il progetto e oggi la maggiorazione ha perso il proprio collegamento con i servizi generali e andrà pagata direttamente allo Stato.

Sebbene molti comuni abbiano inviato le prime bollette già da giugno e luglio, il vero appuntamento con la Tares sarà a fine anno, quando nella cassetta della posta troverete il conguaglio

In questa occasione, in base alle regole oggi in vigore, i contribuenti dovranno fare i conti sia con gli aumenti della Tares ambientale sia con la maggiorazione da girare allo Stato, con F24 o bollettino postale ad hoc, proprio nelle stesse settimane in cui l’Imu chiederà il saldo del 2013.

La Tares è ora uno dei nodi che il governo si è impegnato a sciogliere entro il 31 agosto. Basterebbe, osserva Trovati, sospendere la maggiorazione statale, e rendere più progressivo il raggiungimento della copertura integrale. Ma il punto è sempre quello: dove andare a prendere i soldi per la copertura?

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