Tasse e sanità, ecco tutto quello che cambierà a gennaio con la manovra di contenimento del deficit

Pubblicato il 28 Dicembre 2010 - 10:41 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti, ministro dell'Economia

Ecco tutte le novità che verranno introdotte nell’anno prossimo e in quelli successivi dal governo per poter contenere il deficit, garantendo così il rigore nei conti pubblici e il mantenimento dello Stato sociale.

L’intera manovra del bilancio sviluppata dal governo a luglio è all’insegna dell’austerità. Stessa cosa per il decreto antideficit di dicembre, la legge di Stabilità e il milleproroghe.

Assistenza e welfare: Non ci sono nuove o diverse detrazioni fiscali, né grandi modifiche per quanto riguarda l’assistenza e la sanità. In campo previdenziale le novità del 2011 saranno le finestre mobili (che allungheranno il momento del pensionamento di un anno per i lavoratori dipendenti e di 18 mesi per gli autonomi) ed il passaggio alla quota minima «96», data dalla somma tra età anagrafica e contributiva, per l’accesso al pensionamento.

Per quanto riguarda invece le pensioni di invalidità, si è deciso di far erogare le nuove pensioni dall’Inps invece che dalle Regioni. Nel 2011 scatta, poi, il piano straordinario di verifica sulle pensioni di invalidità esistenti: 250 mila controlli l’anno nel 2011-2012.

Nella sanità invece, non ci dovrebbero essere nuovi ticket, ma manca il finanziamento per l’esenzione delle prestazioni diagnostiche e specialistiche  da dopo giugno. E se per allora non si troveranno altre risorse per compensare le Regioni, la reintroduzione del ticket può esser data per scontata.

Per quanto riguarda gli immobili, per il 2011 non arriverà la cedolare secca del 20 per cento sugli affitti, prevista dal decreto legislativo sull’autonomia fiscale dei Comuni. In compenso sono state confermate le detrazioni Irpef sulle ristrutturazioni edilizie. Quelle destinate al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici restano fissate al 55 per cento della somma spesa per i lavori, ma potranno essere scalate dall’imposta dovuta nell’arco di dieci anni e non più di cinque.  Resta invariato, invece, al 36 per cento il regime fiscale per le ristrutturazioni semplici, che non hanno finalità ecologiche.

Occupazione. Anche il 2011 sarà un anno nero per l’occupazione. La previsione parla di un rischio di perdita di 440 mila posti di lavoro. Per questa ragione, il governo si è attrezzato rifinanziando gli  ammortizzatori sociali. Sono stati infatti prorogati quelli in deroga e quelli a favore delle piccole imprese e dei settori prima esclusi. E proroga della cassa integrazione straordinaria, della detassazione della parte del salario legata alla produttività.

Per quanto riguarda il pubblico impiego invece, il 2011 si apre all’insegna del mancato rinnovo contrattuale. E non è tutto: per loro la Finanziaria 2011-2013 prevede solo l’indennità di vacanza contrattuale, ossia il recupero (parziale) dell’inflazione programmata. Il decreto di luglio prevede poi espressamente il blocco, se non il taglio, degli stipendi. Nessun dipendente pubblico, secondo quanto previsto dal decreto di luglio, potrà ricevere nel triennio 2011-2013 uno stipendio più elevato di quello percepito nel 2010.

Le piccole imprese e gli autonomi. Dal 2011, queste categorie avranno ancor meno spazio per gli arbitraggi fiscali. Il governo e l’Agenzia delle entrate, con la manovra di luglio e lo stesso milleproroghe di fine anno, hanno chiuso quasi tutti i varchi all’evasione fiscale ed inasprito notevolmente le sanzioni. Con la manovra di luglio è stato ad esempio reintrodotto il limite all’uso del denaro contante e degli assegni per le transazioni. Da quest’anno diventa impossibile incassare una somma “liquida” superiore ai 5 mila euro.

C’è anche l’obbligo di trasmettere al Fisco, per via telematica, tutte le fatture di importo superiore ai 3 mila euro (3600 euro se sono prestazioni non fatturabili, come tutte quelle che vengono rese ai cittadini senza partita Iva). Anche i controlli sui redditi degli autonomi, reali o presunti, saranno ben più penetranti con il nuovo redditometro.

Dichiarare poco o niente, a fronte di spese consistenti per generi di lusso, porterà quasi automaticamente ad un accertamento da parte dell’Agenzia delle entrate. Con il nuovo redditometro, lo strumento dell’accertamento sintetico sarà ulteriormente rafforzato, visto che la congruità tra spese e reddito dichiarato sarà scremata tenendo conto della dimensione familiare e dei fattori geografici.

Enti locali. Gran parte dei soldi necessari per la riduzione del deficit pubblico arriveranno, nel prossimo triennio, dalle Regioni e dagli enti locali. La manovra di luglio, nei loro confronti, è stata particolarmente dura. Le Regioni dovranno contribuire al risanamento con 10 miliardi di euro in due anni. Ai fondi destinati ai Comuni sarà data una sforbiciata di un miliardo e mezzo nel 2011 e di ulteriori 2,5 miliardi all’anno dal 2012. Alle Province toccherà un sacrificio di 300 milioni nel 2011 più altri 500 a partire dall’anno successivo. Sono, per giunta, tutti tagli “preventivi”: non affidati agli amministratori locali, ma operati direttamente alla fonte con la riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato. Per tutti gli enti locali, inoltre, dal 2011 c’è il blocco generalizzato delle assunzioni.

Politica. Con la manovra di luglio, arrivano infatti anche i tagli al costo della macchina statale e ai suoi amministratori. Si comincia dai ministri e dai sottosegretari, ai quali dal 2011 verrà praticato un taglio del 10 per cento dello stipendio, per passare subito dopo ai deputati e ai senatori. Per loro il taglio previsto sarà di mille euro netti mensili: 500 sulla “diaria”, che oggi tocca i 4003 euro mensili, altri 500 sulla parte accessoria, che ammonta a 4.190 euro, e viene utilizzata dai parlamentari essenzialmente per pagare i loro collaboratori.

Taglio in vista anche per i dipendenti di Camera e Senato. Anche a loro si applicherà la regola fissata per i manager della pubblica amministrazione: sforbiciata del 5 per cento alla parte di stipendio che supera i 90 mila euro lordi annui, del 10 per cento sulla parte eccedente i 150 mila euro. In più vengono sospesi tutti gli adeguamenti automatici di carriera che determinano un aumento della paga.

La manovra colpirà direttamente anche i partiti politici. Inizialmente il governo aveva previsto un taglio dei ricchi rimborsi elettorali (1 euro per ogni voto preso) del 50 per cento, ma il Parlamento lo ha ridotto al 10 per cento.

Inoltre, nessun  “eletto” potrà percepire altri emolumenti dall’amministrazione pubblica, diversi da quelli relativi al proprio incarico. Si prevede anche che i compensi per le consulenze dei dirigenti, siano incassati direttamente dall’amministrazione di appartenenza.

Arriva infine la sforbiciata anche sulle cosiddette “auto blu”: la spesa per le autovetture di servizio, nel 2011, dovrà essere ridotta del 20 per cento rispetto a quella sostenuta nel 2010.