Unipol: “Fassino sia risarcito per danni morali”

Piero Fassino (foto La Presse)

MILANO – Piero Fassino, ex segretario dei Ds e ora sindaco di Torino, deve essere risarcito dall’imprenditore Fabrizio Favata per la vicenda del ‘passaggio di mano’ e della ‘fuga di notizie’, dell’ormai famosa intercettazione di una telefonata tra lui e Giovanni Consorte in cui diceva ”abbiamo una banca”. Lo ha stabilito il gup di Milano Stefania Donadeo, che ha condannato Favata a due anni e quattro mesi e al risarcimento dei danni morali a favore dell’esponente del Pd.

Fassino, infatti, si è costituito parte civile nel processo a carico di Favata ed è anche parte civile in quello, con rito ordinario, a carico di Paolo Berlusconi, editore de ‘Il Giornale’ che pubblicò l’intercettazione il 31 dicembre 2005. Processo che comincerà il prossimo 4 ottobre.

Fassino e’ assistito dall’avvocato e professore Carlo Federico Grosso che, nell’atto di costituzione di parte civile, ha spiegato che l’allora segretario dei Ds, per la pubblicazione di quell’intercettazione, subi’ un danno di immagine ma anche ‘politico’.    L’uscita sul quotidiano di quella telefonata provoco’, come ha spiegato l’avvocato Grosso, problemi per Fassino all’interno del suo stesso partito. E suscito’ numerose polemiche politiche tra i diversi schieramenti.

Favata, intanto, è stato condannato a due anni e quattro mesi di reclusione. Il giudice ha inoltre accolto i patteggiamenti di altri due imputati, Roberto Raffaelli e Eugenio Petessi, rispettivamente a un anno e otto mesi e a un anno e quattro mesi.

Una settimana fa il giudice Donadeo ha mandato a processo Paolo Berlusconi, editore de ‘Il Giornale’ e fratello del premier, imputato sempre in relazione alla vicenda della fuga di notizie sull’intercettazione per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, ricettazione e millantato credito. Il processo per lui iniziera’ il 4 ottobre prossimo davanti alla quarta sezione penale di Milano. Per Favata, a cui il giudice ha concesso le attenuanti generiche ‘cancellando’ la recidiva (a condanna per bancarotta) il pm di Milano Maurizio Romanelli aveva chiesto una condanna a due anni e otto mesi. Stando alle indagini Roberto Raffaelli (per lui la pena patteggiata e’ sospesa), titolare della Rcs, l’azienda che aveva fornite le attrezzature per le intercettazioni alla procura di Milano, avrebbe preso il file con la nota intercettazione, quando doveva essere custodito nei computer degli investigatori, perche’ erano ancora in corso le indagini.

Secondo l’accusa, poi, Raffaelli si sarebbe rivolto a Favata, che lo avrebbe messo in contatto con Paolo Berlusconi. Sempre secondo le indagini, sia Favata che Raffaelli si sarebbero recati alla vigilia di Natale del 2005 ad Arcore con una pen drive contenente le intercettazioni, per farla ascoltare a Silvio Berlusconi. L’intercettazione venne poi pubblicata il 31 dicembre 2005 su il Giornale. Il giudice, nei prossimi giorni, si dovra’ anche occupare della richiesta di archiviazione avanzata dal pm per Silvio Berlusconi, che era stato iscritto nel registro degli indagati con le accuse di concorso in ricettazione e rivelazione del segreto d’ufficio. Secondo il pm, infatti, Paolo Berlusconi avrebbe commesso il reato ”in favore del fratello”, ma ”non vi e’ prova tranquillante della materiale ricezione della chiavetta’ da parte del premier. Il presidente del consiglio e’ anche parte lesa di una tentata estorsione per cui e’ stato condannato Favata che era anche accusato di estorsione, ricettazione e rivelazione di segreto d’ufficio.

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