Enel vuole investire i 2,6 mld di euro della vendita di Open Fiber. Starace: “Assumeremo 4mila persone in Italia”

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Agosto 2021 - 10:36 OLTRE 6 MESI FA
francesco starace, ansa

Enel vuole investire i 2,6 mld di euro della vendita di Open Fiber. Starace (nella foto Ansa): “Assumeremo 4mila persone in Italia”

L’Enel annuncia di voler investire i 2,6 miliardi della vendita Open Fiber assumendo 4mila persone in Italia. Lo ha dichiarato Francesco Starace, ad di Enel, al Sole 24 Ore. Riportiamo l’intervista a firma Laura Serafini.

Elisabetta Ripa lascia il vertice di Open Fiber, subentrano Francesca Romana Napolitano come ad e Mario Rossetti come dg. “Il nuovo management dovrà scrivere il nuovo business plan includendo le aree grigie che verranno messe a gara e gestire l’azienda fino al closing”.

A dirlo è Francesco Starace, ad di Enel.

La cessione di Open Fiber è finalmente fatta 

“La firma degli accordi è un passaggio fondamentale, tutti gli impegni assunti dalle parti sono fissati in modo preciso e può partire il filing alle autorità Antitrust in sede europea e al governo italiano per il golden power, un processo autorizzativo che richiederà due o tre mesi. Non penso che ci saranno problemi, il dossier è già stato studiato da tutti i punti di vista”.

Il valore della transazione è ancora passibile di modifiche? 

“Il prezzo non è cambiato. Sono previste ticking fees, un incremento sul prezzo a fronte di un ritardo (tasso di interesse del 9% annuo, ndr). Non è lo stesso nei due casi, parte prima per Macquarie (i° luglio, ndr) e dopo per Cdp perché i negoziati si sono svolti in diversi momenti. Servono a fare sì che tutti abbiano un incentivo a non perdere tempo, ma si tratta di piccoli ritocchi”.

Resta la possibilità di avere conguagli, in particolare nel caso nasca la rete unica. Prospettiva che pare sempre più lontana

“Se si realizzasse e ci fossero le sinergie ipotizzate avremmo un upside. Se accade bene, altrimenti va bene lo stesso. È un tema marginale da tutti i punti di vista, sia di business sia di copertura della fibra, visto che il governo ha deciso di fare le gare nelle zone grigie e quindi è chiaro che non può farle un operatore unico”

È soddisfatto per come sono andate le cose?

“Si poteva forse fare prima, ma il cambio di guida di Cdp chiaramente ha implicato un tempo necessario per chi è arrivato di orientarsi in un deal non proprio facilissimo”.

Cosa accadrà fino al momento del closing?

“Ora parte un periodo intermedio in cui non ci sono cambi nella governance, se non quelli che erano già stati pattuiti. È prevista l’introduzione della figura di un direttore generale che avrà l’incarico di stendere il nuovo business plan che tenga conto anche delle aree grigie che verranno messe a gara”.

“Queste aree non erano previste nel piano di Open Fiber perché Tim si era impegnata a cablarle e quindi erano state escluse dalle gare di qualche anno fa”.

“Elisabetta Ripa, alla quale va un grosso ringraziamento peri risultati ottenuti con tutta la struttura di Open Fiber, lascia l’azienda e il ruolo di ad sarà ricoperto da uno dei tre consiglieri espressi da Enel, l’avvocato Francesca Romana Napolitano. Ora serve una figura di taglio legale che gestisca i rapporti con i regolatori e l’operatività assieme al dg, secondo gli accordi definiti tra noi e i futuri azionisti”.

La cessione determinerà una plusvalenza di 1,7 miliardi. A Enel non mancano le occasioni per spenderli: acquistate asset idroelettrici da Erg peri miliardo, a fine anno scade l’opzione per rilevare Ufinet in Brasile (da a 2 miliardi di dollari) e state guardando ad acquisizioni di reti di distribuzione negli Usa. Dove troverete le risorse per tutto?

“La nostra generazione di cassa ci consente di fare un’acquisizione di medio calibro all’anno. Parte della crescita entro il 2030 nelle reti avverrà attraverso acquisizioni. Negli scorsi anni ne abbiamo comprate due in Brasile. Abbiamo perso delle gare per reti in Cile e in Perù”.

“Abbiamo guardato asset di distribuzione in Uk e in Olanda, salvo poi non trovare valore sufficiente a una offerta vincolante. Non guardiamo solo agli Usa; ci sono opportunità anche in India, sulle reti delle città. Ufinet è una storia interessante perché si presta a una creazione di valore importante come avvenuto con Open Fiber”.

“Spero che entro la fine dell’anno avremo qualche notizia su quel fronte. L’importante è avere capito qual è il valore che c’è nel modello di business della fibra, una rete terza non verticalmente integrata, e aver acquisito il know how per replicarlo altrove”.

Possedete 13 gigawatt di asset idroelettrici. Perché ne avete comprati altri in Italia?

“Ogni volta che si può comprare un asset idroelettrico vale la pena di pensarci perché non si possono più costruire. Questi in particolare erano dell’Enel, ceduti all’epoca delle liberalizzazioni con le tre Genco”.

“Sono stati venduti a Endesa, poi quando Enel ha rilevato Endesa ha dovuto venderli a Eon, il quale li ha ceduti a Erg, che li ha venduti a sua volta. La risorsa idroelettrica a bacino non è solo una fonte di energia, ma anche un fornitore di servizi di flessibilità alla rete; una risorsa che nel tempo sarà sempre più importante. Oggi hanno un valore che forse 20 anni fa non era così evidente.

Il Recovery Plan bollinato da Bruxelles vi soddisfa?

“In questo Pnrr c’è tutto quello che serve. Ora il tema vero è provare a farlo. C’è un’enorme opportunità. ma serve anche un impegno per formare adeguatamente le persone”. 

Voi siete pronti?

“Si. Abbiamo stimato che solo in Italia dovremo aumentare le nostre forze lavoro di circa 4mila unità e genereremo una domanda di risorse in tutto l’indotto dei nostri fornitori e contrattisti di altre umila unità entro il 2026. Sono circa il doppio della forza lavoro sul campo nelle reti che abbiamo oggi in Italia. Sono tecnici che vanno formati, abbiamo già iniziato a creare strutture per la formazione.”

Stanno arrivando i primi soldi, a voi quando tocca?

“I nostri investimenti sono divisi in due categorie: quelli che possono partire subito, come le reti di distribuzione elettriche, che non richiedono tempi di autorizzazione lunghi e procedure competitive. Poi ci sono progetti che richiedono gare, come quelli per l’elettrificazione dei porti o le colonnine di ricarica. La prima categoria sarà realizzata rapidamente, nel 2022-23, la seconda dal 2023 in avanti”.

L’ad di Stellantis vuole creare una gigafactory a Termoli e aprire il capitale a partner, secondo quanto anticipato da Il Sole 24 Ore l’altroieri. Voi siete interessati?

“Nel campo della transizione elettrica della mobilità il nostro compito è quello di creare una rete di infrastrutture di ricarica efficiente, capillare e al passo con l’evoluzione tecnologica. Siamo anche impegnati a diffondere i servizi di mobilità pubblica con autobus elettrici nelle grandi città in cui questo viene reso possibile”.

“È un processo complicato e non senza difficoltà che Enel X sta portando avanti con grande impegno in tutte le geografie dove siamo presenti. Costruire auto elettriche o loro componenti, come ad esempio le batterie, non è il nostro mestiere”.