Gas per l’Italia, non solo Russia: lo shale americano, la Libia e il Tap

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Marzo 2014 - 20:33 OLTRE 6 MESI FA
Gas per l'Italia, non solo Russia: lo shale americano, la Libia e il Tap

Gas per l’Italia, non solo Russia: lo shale americano, la Libia e il Tap

ROMA – Gas per l’Europa, non solo Russia: ci sono lo shale gas americano, il gas libico e quello azero che dovrebbe passare attraverso il gasdotto Trans Adriatic Pipeline e che dovrebbe portare il gas sulle coste italiane entro il 2019. Considerata la crisi in atto tra Bruxelles e Mosca si fa il punto sui diversi possibili scenari.

In visita a Bruxelles il presidente americano, Barack Obama, ha promesso che lo shale gas Usa arriverà in Europa. Resta da vedere come, e soprattutto se, i Paesi del vecchio continente e l’Italia sopra tutti, si adegueranno a livello di infrastrutture. 

Parlando dell’importanza di ridurre la dipendenza energetica degli alleati dalla Russia, Obama ha annunciato che gli Stati Uniti hanno già autorizzato l’esportazione verso l’Europa di gas naturale Usa. In particolare, ha aggiunto, “quando avremo l’accordo” di libero commercio “l’export del gas americano sarà più semplice”.

Con il ricorso massiccio al gas estratto dalle rocce gli Stati Uniti non solo si sono resi sostanzialmente indipendenti da un punto di vista energetico, ma hanno anche contribuito a una discesa dei prezzi, vitale per la ripresa economica. Non a caso l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, da tempo spinge per il ricorso allo shale gas anche in Europa e questa apertura di Obama autorizza un certo ottimismo. Certamente, però, come ha riconosciuto lo stesso Scaroni, una rondine non potrà fare primavera, perché per usufruire di questo gas a basso costo e dalla provenienza ‘sicura’ bisogna mettere mano al portafoglio e al territorio, realizzando i rigassificatori.

Non a caso, quindi, il governo ha in preparazione un decreto sulle infrastrutture energetiche in cui, come ha spiegato il viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, verranno indicati “gli stoccaggi e i rigassificatori ritenuti strategici per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti”.

Nel frattempo, non avendo certezze su quello che accadrà tra Kiev e Mosca, con le possibili sanzioni al gas russo che metterebbero in ginocchio la Germania, l’Italia guarda ad altre possibili soluzioni: dei giorni scorsi è il viaggio di Scaroni in Libia, Paese che con la crisi ucraina diventa sempre più centrale per gli approvvigionamenti italiani, dove però la produzione ha di recente toccato i minimi da sei mesi a causa dei continui attacchi dei ribelli che impongono continui e pericolosi stop and go degli impianti. Quello che serve, dunque, è in primo luogo la sicurezza.

C’è poi in prospettiva il Tap, il gasdotto che porterà in Puglia il gas azero, mentre il futuro del Southstream, come ha recentemente avvertito lo stesso Scaroni, è assai “fosco”.