Opec spaccata per grande aumento produzione petrolifera americana

Pubblicato il 29 Maggio 2013 - 12:41 OLTRE 6 MESI FA
Pozzi petroliferi in Texas

Pozzi petroliferi in Texas

NEW YORK, STATI UNITI – L’Opec si prepara a una seduta infuocata venerdi’, quando nella riunione in programma discutera’ della sua leadership, e il rischio e’ il riaccendersi delle tensioni fra Arabia Saudita e Iran che hanno gia’ costretto l’attuale numero uno del cartello, Abdalla El-Badri, a prorogare il proprio incarico per la mancanza di un accordo sul suo successore.

Altro tema caldo in agenda e’ il boom della produzione petrolifera americana, tema sul quale l’Opec sarebbe spaccato. L’aumento della produzione americana – riporta il Wall Street Journal – sta infatti riscrivendo la mappa della produzione mondiale e rischia di legare le mani e ridurre l’influenza del cartello dei paesi produttori. All’interno dell’Opec le posizioni sono divergenti: se da un lato i paesi africani lamentano un calo dei ricavi, dall’altra parte i paesi del Golfo Persico non accusano alcuna difficolta’.

All’appuntamento dell’Opec di venerdi’ prossimo non sono attese novita’ al riguardo, ma l’incontro dovrebbe aprire la strada a un acceso dibattito interno. La produzione di petrolio degli Stati Uniti è salita ai massimi degli ultimi 21 anni, grazie alle nuove tecniche di trivellazione che hanno reso accessibili ampie risorse. Lo ‘shale oil’ americano è infatti il petrolio prodotto con nuove tecniche di trivellazione in grado di prelevare anche il greggio nei pori delle rocce impermeabili.

Il boom americano ha fatto crollare le esportazioni negli Stati Uniti di Nigeria, Algeria e Angola, calate del 41% nel 2012. Al contrario le esportazioni saudite negli usa sono salite del 14% nel 2012. Sul fronte della leadership e’ improbabile un consenso gia’ alla prossima riunione. In passato l’Opec e’ stato a lungo senza un numero uno: fra il 2004 e il 2007 i membri non sono stati in grado di raggiungere un accordo sulla successione di Alvaro Silva, lasciando il gruppo senza un direttore generale formale per tre anni prima della nomina di El-Badri.