Pistorius: poca Reeva, tanti sorrisi. Profilo Twitter di un campione inquieto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Febbraio 2013 - 18:14 OLTRE 6 MESI FA

PRETORIA (JOHANNESBURG) – Setacciando il profilo Twitter di Oscar Pistorius non si trova “la pistola fumante”, un presagio certo dell’epilogo tragico della vita di Reeva Stenkamp, con la quale blade runner, il campione senza gambe, era fidanzato da novembre. Di sicuro c’è che negli ultimi due mesi di Pistorius non c’è stata una gara, ma in compenso ci sono stati molti tweet. Una media di 4-5 al giorno.

E il primo fatto che colpisce è che Reeva è menzionata nei suoi tweet solo 7 volte in 60 giorni (ovvero in circa 300 tweet). L’ultima volta è datata 1° febbraio, e non per iniziativa di Pistorius: è la Steenkamp che lo fotografa e twitta l’immagine decantando quanto il suo ragazzo sia “bello da guardare” e dica “cose intelligenti”.

Scorrendo a ritroso il profilo di Pistorius, Reeva Steenkamp è “taggata” il 26 gennaio, dopo una cena con amici alla quale c’era anche lei, il 12 gennaio dopo un pomeriggio passato fra prato e piscina, il 6 gennaio dopo una serata fra amici. Il 31 dicembre, a capodanno, i due non sono insieme. Pistorius scrive: “Il countdown non è lo stesso senza @reevasteenkamp” e altri 4 amici. Lei le risponde prendendolo in giro che esiste una cosa chiamata Facetime (è lo Skype di iPad e iPhone).

Nessuno è obbligato a mettere in mostra la propria vita privata sui social network, ma gli scarsi riferimenti a Reeva sul profilo di Pistorius colpiscono perché in tutto il resto il campione sudafricano è molto estroverso: stati d’animo, foto con gli amici, foto con i suoi cani, macchine che vorrebbe comprare e moto che ha già comprato… se è riservato, lo è solo a proposito di Reeva.

Il resto è l’immagine proposta a 240 mila follower di un campione che fra allenamenti e ospitate a eventi, programmi alla radio e incontri con i fan, si vuole mostrare carico e ottimista nonostante la sua carriera stia attraversando un momento non brillantissimo.

A chi vuole cercare indizi di una sua inquietudine di fondo, lui dà solo tre indizi. Il primo è uno degli ultimi tweet, datato 11 febbraio: “1 month till my first race of 2013.. Can’t wait to burn it up!”. “Un mese alla mia prima gara del 2013… Non vedo l’ora di bruciarla”. Ovvero di correrla dando il massimo. Per uno come lui gareggiare è tutto, e non farlo per mesi non deve essere facile.

Un’altro indizio è del 9 gennaio. Pistorius non riesce a dormire e nel cuore della notte scrive: “Nothing worse than having insomnia.. Have to be up in 2 hours and not remotely tired.. Sheep, where art thou..”. “Niente di peggio dell’insonnia. Devo essere sveglio fra due ore e non sono neanche lontanamente stanco. Pecora, dove sei”. Where art thou è un inglese aulico, shakesperiano. Ma l’inquietudine di Pistorius è attualissima, dopo quello che è successo.

Il terzo lo si trova risalendo più indietro nel tempo. È un tweet del 27 novembre: “Nothing like getting home to hear the washing machine on and thinking its an intruder to go into full combat recon mode into the pantry! waa”. Traduzione: “Non c’è niente di meglio di tornare a casa, sentire il rumore della lavatrice, e, pensando che sia un intruso, entrare nello sgabuzzino in modalità full combat”. Pensando alle spiegazioni che ha fornito a caldo sulla morte della sua fidanzata, si potrebbero trarre molte conclusioni da questo tweet. Una cosa è certa: dietro la facciata dell’eroe buono si nascondeva un magma di tensione e paranoia. Che è eruttato con quattro colpi di pistola.