Simone Camilli, ultimo saluto FOTO. La mamma: Devo tornare a Gaza

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Agosto 2014 - 20:42 OLTRE 6 MESI FA

PITIGLIANO – Pitigliano si stringe per l’ultimo saluto a Simone Camilli, il giovane giornalista italiano morto a Gaza per l’esplosione di un missile di cui stava filmando la messa in sicurezza. La salma di Camilli, 35 anni, è arrivata nella tarda serata del 14 agosto a Roma e il giorno successivo, a Pitigliano, si sono svolti i funerali.

La mamma. “Tanti mi dicono che devo farmi coraggio che ho il resto della mia famiglia. Ma non mi basta: io sento che devo tornare lì, devo fare qualcosa”.

Lo ha detto Maria Daniela, la mamma di Simone Camilli il cui ricordo ha chiuso l’omelia funebre nella cattedrale di Pitigliano. “Simone è morto in un luogo che si chiama la valle degli ulivi – ha aggiunto. Per noi l’ulivo rappresenta qualcosa e io questo ulivo me lo sono messo nel cuore”.

La moglie. “Eravamo felici, soprattutto dopo il nostro trasferimento nella nuova casa a Beirut e ora non so come potrò vivere senza di te”. Un ricordo appassionato quello che Ilfa, la moglie olandese di Simone Camilli, il reporter morto a Gaza, ha fatto davanti alle centinaia di persone al termine della messa funebre, subito dopo il padre di Simone.

Ha raccontato il loro incontro in una strada di Gerusalemme, “proprio 8 anni fa”, la gioia per la nascita di Nur, la figlia di 3 anni, che era in prima fila in braccio ai familiari nella cattedrale di Pitigliano. “Sentivi la libertà di poter raccontare quello che avevi sempre voluto” ha aggiunto Ilfa, ricordando l’ultima telefonata attraverso skype con Simone, proprio da Gaza, la sera prima della sua morte, “e come abbiamo chiuso restando in silenzio alcuni istanti”.

Il papà.  Il padre di Simone Camilli ha parlato al funerale del figlio che si è celebrato a Pitigliano per dire che in tanti a Gerusalemme gli si sono avvicinati per testimoniargli la loro vicinanza. “Arrivavano – ha detto commesso Pierluigi – e mi dicevano ‘sono un amico di Simone, Simone era una persona speciale'”. “Poi sono arrivati i suoi colleghi – ha aggiunto – che mi hanno detto ‘era una persona speciale'”. “Questo mi ha fatto capire che mio figlio non lo conoscevo – ha aggiunto – non ho avuto il tempo di accorgermi che era speciale”

Nel sentire dalla gente e dai colleghi che “Simone era un ragazzo speciale – ha detto ancora il padre del reporter ucciso a Gaza – ho capito che noi non lo conoscevamo. Avevo anche cercato di fargli fare il concorso in Rai. Qui vedo tanti colleghi… Ma non ci sono riuscito. Mi diceva: ‘Vengo lì e mi siedo? Se voglio fare il giornalista devo andare dove succedono le cose'”. Il padre sottolinea che “la perdita di un figlio non ha uguali, ancora non ci rendiamo conto” ma c’è anche da dire che la perdita è anche di “un bravo professionista”. “E’ dura ammetterlo. Ma io queste cose che ha fatto Simone – dice il padre Pier Luigi, giornalista anche lui – nella mia vita professionale non le ho mai fatte. Questi consensi così profondi non li ho mai avuti”.

I funerali di Simone Camilli (foto Ansa)