Dio è morto: alza il volume

Pubblicato il 17 Settembre 2012 - 06:30 OLTRE 6 MESI FA

Il nostro mondo ha condannato da tempo il silenzio all’esilio, emarginandolo fisicamente, ma anche sottraendogli senso. Esso viene bollato come un’assenza di suoni e di vita, una privazione di facoltà, talvolta addirittura come un segno di viltà. […]

Ogni nostra giornata, infatti, è costellata dalla presenza continua di suoni, da un controcanto che ci insegue ovunque. Siamo costantemente accompagnati dalla voce di qualcuno che ci intrattiene e ci offre il conforto di una colonna sonora che non avevamo richiesto. […]

Questa produzione continua di rumore e di suoni ha una matrice strutturale molto precisa: è necessario intrattenere l’uomo, riempire tutti i pori del suo tempo, evitare che si allontani dal continuo vortice di emozioni prodotte da un apparato produttivo sempre più vasto. Questa infiltrazione capillare dell’intrattenimento ha il proprio avversario nella pausa, nella sosta, nella riflessione silenziosa e personale o in qualsiasi cosa le somigli o la ricordi. […]

La paura del silenzio nasce da questo horror vacui. In una società fondata sul dogma della espansione continua e sulla organizzazione capillare della distrazione, ogni silenzio appare sospetto, il sintomo di una malattia nascosta, che richiede l’immediata apertura di una pratica terapeutica e la proiezione in quell’universo profilattico nel quale ogni difformità dall’euforia d’ordinanza viene chiamata depressione, un buco nero che ovviamente va colmato al più presto. Tutto può essere curato, ogni soglia può essere spostata in avanti: nulla è più estraneo alla nostra società dell’affacciarsi sul limite, del sostare e riflettere sul fatto che per vivere bisogna misurarsi con ciò che non è manipolabile a nostro piacimento, che la vita conosce sconfitte e apprendimenti dolorosi, ma anche splendidi e indicibili intervalli, momenti in cui il silenzio è l’unico suono giusto. [..]

E’ anche per questo che gli applausi ai funerali hanno qualcosa di osceno. Certo, come ci ricordano Pascal e Leopardi, il vuoto e il silenzio di un universo disabitato da Dio fanno paura ed è forse questa la ragione per cui da allora l’uomo ha deciso di aumentare la velocità ed alzare il volume.

Franco Cassano su Repubblica del 16 settembre