Berlusconi a processo: gli escamotage della difesa per allungare l’iter giudiziario

Pubblicato il 16 Febbraio 2011 - 14:39 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi in tribunale con Niccolò Ghedini

MILANO – Il 6 aprile comincerà un nuovo processo che vede imputato Silvio Berlusconi: il gip di Milano ha infatti rinviato a giudizio (con rito immediato) il presidente del Consiglio, accusato di concussione minorile e concussione nell’ambito dell’inchiesta denominata “Ruby-gate”. Eppure, come ha ineccepibilmente spiegato Carlo Federico Grosso su La Stampa, difficilmente il procedimento giudiziario viaggerà spedito.

Grosso, che è uno dei più importanti avvocati penalisti in Italia, ha spiegato che i legali del premier hanno a disposizione molte armi, con le quali cercare di ritardare le operazioni giudiziarie. Non si può certo tacciare Grosso di “filoberlusconismo”, visto che negli anni Ottanta è stato vicesindaco di Torino in quota Pci.

Subito dopo la decisione del gip, la maggioranza berlusconiana ha cominciato a gridare al “golpe giudiziario” che sovvertirebbe il voto popolare (il Parlamento ha infatti negato l’autorizzazione a una perquisizione contro il premier). Secondo Grosso, “questa affermazione, giuridicamente, è una sciocchezza, poiché la magistratura nell’interpretare le leggi è totalmente indipendente e le sue decisioni non sono, pertanto, condizionate dal giudizio espresso da una maggioranza parlamentare”.

Tuttavia Grosso ipotizza che dietro queste parole ci sia una delle strategie dei difensori di Berlusconi: probabilmente “solleveranno conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale, cercando di sottrarre comunque il premier alla giurisdizione della magistratura ordinaria, se non addirittura alla giustizia”.

Le altre cartucce che gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo sono elencate dal penalista, a partire dal ricorso al legittimo impedimento: “Questo «rimedio» non è più così agevole com’era fino a ieri, in quanto la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge che riconosceva a Palazzo Chigi il potere di certificare in modo vincolante la condizione di soggetto impedito del primo ministro. Berlusconi pertanto, come ogni altro cittadino, se vorrà rinviare il processo dovrà di volta in volta addurre uno specifico, documentato, impegno istituzionale, la cui consistenza potrà essere valutata dal giudice”.

In via preliminare, prosegue Grossi, “i difensori di Berlusconi potranno d’altronde dispiegare un complesso articolato di eccezioni”, dalla competenza del tribunale all’illegittimità del rito abbreviato: “Innanzitutto potranno eccepire l’incompetenza del tribunale ordinario, affermando che la concussione, in quanto reato ministeriale, deve essere giudicata dal Tribunale dei ministri, ed affermare che la prostituzione minorile, a questo punto necessariamente separata dalla concussione, deve essere a sua volta assegnata al suo giudice naturale, cioè il Tribunale di Monza (in quanto Arcore, luogo nel quale sarebbero state commesse le condotte costitutive di tale delitto, si trova in quel circondario)”.

“In secondo luogo potranno sostenere l’illegittimità della richiesta di giudizio immediato, eccependo che di tale rito difettava taluno dei presupposti, magari, addirittura, l’evidenza delle prove. In terzo luogo potranno cercare, fra le pieghe della burocrazia giudiziaria (eventuali avvisi difettosi, termini non rispettati, altre incombenze processuali trascurate), la strada per ottenere in qualche modo annullamenti, ripetizioni di atti, comunque ritardi”.