“In tribunale anche questa Repubblica”. Marcello Sorgi su La Stampa

Pubblicato il 16 Febbraio 2011 - 16:51 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il 6 aprile è la “data di inizio del processo del secolo”. Marcello Sorgi, nel suo editoriale sulla Stampa di Torino, non usa giri di parole nel valutare il drammatico impatto sulla vita politica e istituzionale italiana dell’ormai imminente processo a Berlusconi. Il pensiero corre alle immagini del processo Enimont, la madre di tutte le tangenti: tutti i potenti della Prima Repubblica giunta al collasso, da Craxi a Forlani, ripresi davanti alle telecamere per rendere conto di un malaffare elevato a sistema. Allo stesso modo, il 6 aprile, alla sbarra del tribunale di Milano sarà trascinata “un’intera fase politica che potrebbe chiudersi anche stavolta, come diciotto anni fa, con una sentenza di condanna”.

Sorgi non si fa illusioni sul comportamento che di qui al processo terrà il presidente del Consiglio, anche stavolta determinatissimo nel ricorrere a qualsiasi mezzo pur di salvarsi. “Non esiterà a sollevare contro i magistrati un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale (con quale possibile accoglienza lo lasciavano intendere qualche giorno fa le parole di risentimento, per gli insulti ricevuti, dello stesso presidente della Consulta), e magari giocherà il tutto per tutto in una nuova tornata di elezioni anticipate”.

Ma la similitudine con Tangentopoli si esaurisce qui. Lì a essere giudicata era la corruzione di una classe politica o i suoi rapporti con le mafie (i processi ad Andreotti). Oggi, c’è da valutare l’idoneità di un presidente del Consiglio “a proseguire nel suo ruolo in base alle sue debolezze private e all’eventualità che a causa di queste sia incorso nei reati contestati”. La differenza con i processi di allora è lampante: le telecamere di tutto il mondo riprenderanno una teoria imbarazzante di “escort poliglotte, ballerine sudamericane, attrici o aspiranti tali, consigliere regionali già specialiste in igiene dentale, laureate alla Bocconi di ritorno dai reality-show, e insomma tutto il giro emerso grottescamente dalle intercettazioni e obbligato dalle liturgie processuali a ripetere o contestare in diretta gli squallidi dialoghi trascritti sulle carte dell’accusa”. Insomma uno spettacolo per palati forti, un legal thriller a sfondo boccacesco.

Saranno queste donne le protagoniste del processo, donne capaci, con una battuta, un diniego, un’alzata di spalle, di decretare “la vera condanna pubblica di Berlusconi”. E, su tutte, giganteggerà la figura della sedicente “nipote di Mubarak”. Da lei dipenderà il futuro della Seconda Repubblica del quale si annunciano in questo momento i segnali del naufragio finale. Se così sarà, sarà una fine immeritata, sostiene Sorgi, anche considerando la pochezza dei risultati raggiunti rispetto alle altissime ambizioni iniziali. “L’idea che tutto si risolva liberandosi di Berlusconi e tornando all’antico modo di far politica e far funzionare la Repubblica, alla fine potrebbe rivelarsi una pericolosa illusione”.