Gran Bretagna si vota il giovedì perché… meno soldi per il pub. Rischio Italia 2013

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 4 Maggio 2015 - 13:20 OLTRE 6 MESI FA
Gran Bretagna si vota il giovedì perché... meno soldi per il pub. Rischio Italia 2013

Per Nigel Farage una birra di giovedì non è un problema

LONDRA – Giovedì prossimo la Gran Bretagna andrà alle urne per scegliere il suo prossimo governo in un’elezione che si annuncia la più incerta della storia del Regno Unito. Incertezza che non nasce tanto dal dubbio su chi uscirà vincitore dalle urne, ma incertezza che caratterizzerà il dopo-voto visto che tutti i sondaggi dicono che il risultato elettorale potrebbe essere parente stretto di quello delle politiche italiane del 2013 dove, dalle urne, non uscì nessun vincitore.

In attesa di conoscere il risultato elettorale, e per la serie ‘ forse non tutti sanno che’, merita un paragrafo la motivazione per cui, oltremanica, si vota sempre e solo il giovedì (unica eccezione nel 1931 quando si votò di martedì 27 ottobre). La scelta non è casuale e, per quanto possa apparire strana in un Paese abituato a votare nei week end e, spesso, per due giorni, ha le sue ragioni anzitutto pratiche. In Gran Bretagna venerdì è infatti il giorno della paga settimanale e, in considerazione di questo, i governanti britannici decisero che si doveva votare di giovedì perché questo era il giorno in cui gli elettori (i più poveri) non avevano più soldi per potersi andare a sbronzare al pub.

Curiosità a parte il voto di giovedì prossimo potrebbe regalare alla Gran Bretagna un risultato da quelle parti inedito, e cioè l’ingovernabilità. Il governo conservatore uscente di David Cameron non sembra avere i numeri per essere riconfermato e, se come dicono i sondaggi sarà il primo partito in Parlamento, sarà un partito con meno seggi rispetto ad oggi e comunque non in possesso di una maggioranza in grado di formare un governo. Se così andrà i conservatori non saranno quindi i vincitori.

Non meglio sta però il tradizionale avversario dei conservatori: il Labour di Ed Miliband. I laburisti, sempre secondo i sondaggi, dovrebbero essere la seconda forza del paese ma, per formare una maggioranza parlamentare, dovrebbero allearsi o con i vecchi alleati dei conservatori, e cioè i LibDem, o con i nazionalisti scozzesi. Due ipotesi non certo felici per il partito di Miliband che ha più volte ripetuto e promesso che non farà alleanze con chi vuol dividere il Regno di Sua Maestà. Ed anche su questa sponda quindi nessun vincitore.

Ma proprio gli indipendentisti scozzesi dovrebbero essere gli unici vincitori delle prossime elezioni. Ma vincitori, facendo un parallelo con l’Italia e le nostre ultime elezioni, alla Grillo. Vincitori cioè solo ed esclusivamente in termini numerici: dovrebbero infatti conquistare tutti o quasi i seggi assegnati in Scozia, ma senza possibilità di formare alleanze perché, se il Labour ha come detto promesso di non fare alleanze con loro, difficile è immaginare anche più i conservatori alleati con gli indipendentisti. Vincitori sì quindi, ma comunque non in grado di governare.

E Nigel Farage? Il grande vincitore delle europee inglesi? L’alleato oltremanica di Grillo dovrebbe essere il grande sconfitto delle prossime elezioni, complice anche il sistema elettorale inglese che rischia, addirittura, di lasciarlo a secco di seggi. Se alle ultime europee l’Ukip raggiunse il risultato storico del 27,5% dei voti, oggi è accreditato di un misero 10/12%. Un risultato che con il sistema inglese uninominale maggioritario potrebbe far uscire sconfitto anche il leader Farage nel suo collegio nel sud-est dell’Inghilterra. Farage ha promesso, in caso di sconfitta, di lasciare la guida del partito.

Quel che si avvicina è dunque un’elezione che rischia di essere senza vincitori. “Così potremmo essere – dice Bill Emmott su La Stampa – davanti ad un lungo periodo di paralisi politica o di instabilità, così come successe in Italia, nel 2013. Non sembra molto british vero?”.