Terrorista al giornalista l’ultimo vezzo squadrista

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 30 Agosto 2021 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA
Terrorista al giornalista l'ultimo vezzo squadrista

Terrorista al giornalista l’ultimo vezzo squadrista (Nella foto, Antonella Alba di Rainews)

Era cominciato come una considerazione accorta e quasi doverosa, consisteva nell’invitare la comunicazione di massa a trattare e narrare la pandemia per quel che è: una roba finora da 4,5 milioni di morti, cifra sottostimata. Un virus altamente contagioso per il quale non c’erano terapie e conoscenze, ospedali pieni di ricoverati, terribili agonie in terapia intensiva e, quando veniva, una morte terribile. Terribile, la peggiore: da soli.

Bastava e avanzava, non c’era bisogno del solito gonfiaggio e confezionamento da parte dei mass media. Dire, comunicare ciò che era evidente e accertato. Bastava, non c’era bisogno di caricare e quindi il mondo della comunicazione avrebbe fatto cosa utile e saggia nel sottrarsi ai suoi automatismi di intrattenimento. Era questa l’origine sana del non terrorizziamo la gente.

Di buone intenzioni lastricate le fosse

Le fosse del proverbio sono lastricate di buone intenzioni, gli umori dei No Vax e No Green e No mascherina e no Tamp e no tutto lastricati dell’uso truffaldino della raccomandazione a non spaventare. Ben presto spaventare è diventato sinonimo di informare, ben presto i fatti sono diventati atti “terroristici”. Scrivere, riferire di gente in ospedale è diventato spargere terrore. Scrivere, raccontare delle varianti del virus è diventato attentato alla tranquilla vita e cura degli affari.

Il negazionismo si è impancato a Verità e si è creato la sua milizia. Milizia che oggi dà la caccia e vuole ridurre all’impotenza e al silenzio i “terroristi”, cioè i giornalisti. Se potessero lo farebbero, dove possono lo fanno. Sui social minacciano, assediano, bastonano, intimidiscono. Ci provano anche in piazza. E perfino in qualche privato discorso senti qualcuno che fa qualche eco alla predicazione del giornalisti e medici pagati e in combutta per spaventarci.

Tampone di squadrismo

Questa del giornalista terrorista è come un tampone, un tampone rivelatore. Non sbaglia quasi mai questo tampone: ogni volta che qualcuno dichiara la comunicazione del reale e la conoscenza dei fatti come diffusione di “terrore” questo qualcuno vuole al fondo spegnere conoscenza e comunicazione. E lo vuole fare con la forza, altro metodo non c’è. Quando senti “giornalista terrorista” è sulla bocca di uno squadrista, tampone non mente.