M5S in testa, spiffero da Londra. Italia riprezzata dai mercati

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Maggio 2014 - 13:46 OLTRE 6 MESI FA

Grillo,vince Renzi?Non possiamo perdere ma ne prenderei attoROMA – “Martedì – racconta un trader ripreso dal Sole24Ore – da Londra è arrivata la voce che i 5 Stelle fossero in testa. Questo ha scatenato le vendite”. Le vendite in questione sono quelle dei titoli di Stato italiani sotto pressione in vista delle prossime elezioni. E la questione è quella di come i mercati, i tanto odiati e citati mercati, vedono il nostro Paese e la nostra economia.

Dopo qualche mese di tranquillità, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, è tornata infatti la preoccupazione. Preoccupazione che riguarda il futuro dell’Italia. Come racconta la battuta ripresa dal quotidiano di Confindustria, a non far star sereni gli investitori è Beppe Grillo, ma non solo il Beppe Grillo italiano, bensì tutti i Grillo, tutti i leader euroscettici che domenica 25 maggio rischiano di fare il pieno di voti.

E se non bastassero i vari movimenti e partiti che l’Europa vogliono, con diverse sfumature, smontare, a tenere in apprensione i mercati e ad allontanare gli investitori dal nostro Paese, anche alcune peculiarità tutte italiche, come il ritardo nelle riforme e l’enorme debito pubblico che grava sulle nostre casse. Cose note che efficacemente Isabella Bufacchi riassume nel concetto di “Italia riprezzata”. Scrive sul Sole 24 Ore: “Non è passato inosservato che l’Italia sia il paese europeo con i più grandi partiti anti europeisti (M5S e Lega fanno 30 e passa per cento)…l’Italia è anche lo Stato che ha fatto meno strada sul percorso accidentato delle riforme…la brutta sorpresa di quel Pil a meno 0,1 nel primo trimestre…”. Insomma la maggior instabilità politica, la maggiore immobilità sociale, la perdurante irriformabilità…mescola e somma e la “miscela Italia” nell’ultima settimana ha cominciato ad essere “prezzata” altrimenti da chi sull’Italia ci mette i soldi.

Riprezzamento a quote più basse: questa la tendenza, la tendenza di medio se non lungo periodo. Con delle punte di isterismo, come quella di inizio settimana o come quella che potrebbe venire il 26 di maggio se M5S sfondasse. E con delle pause, incertezze e ritorni di fiamma di ottimismo. Con alti e bassi ma la tendenza è quella, tendenza al riprezzamento. A meno che non cambi almeno un ingrediente della miscela fatta oggi di anti europeismo quasi di massa, instabilità quasi cercata, irriformabilità fortemente difesa, stagnazione economica di fatto accettata.

In Italia si coniugano infatti tre elementi che hanno contribuito alla “rinascita” dello spread, tornato ieri, seppur per poco, sopra i 200 punti base. Siamo, come spiega il Sole24Ore, uno dei paesi

“con uno dei più elevati stock di debito pubblico al mondo e in ambito europeo il nostro debito/Pil al 135% è secondo soltanto a quello della Grecia”. Scontiamo, inoltre, storicamente e in particolare anche rispetto ai partner europei, un gap di ritardo nelle riforme. Grecia, Portogallo, Irlanda e persino Spagna hanno fatto meglio di noi. Pressate e costrette certo dalle condizioni poste in cambio degli aiuti ma, nella sostanza, l’Italia è indietro e, su questo fronte, l’unica garanzia, peraltro ancora da verificare, sono le promesse del premier Matteo Renzi. Ultimo ma non ultimo, come si dice in questi casi, nel nostro Paese i parti anti euro ed anti Europa sono quelli elettoralmente più “pesanti”. Grillo e Lega insieme infatti possono contare verosimilmente su quasi un terzo dei consensi totali. Una montagna che non ha eguali nell’Europa comunque caratterizzata da un’impennata dei consensi dei vari euroscettici”.

Risultato e frutto di questi elementi, conditi per di più dalla doccia fredda del dato negativo del Pil italiano registrato nel primo trimestre di quest’anno, il ritorno dello spread a livelli almeno psicologicamente preoccupanti e, in generale, i timori nei confronti della nostra economia.

“Così – scrive Morya Longo sul Sole24Ore – gli stessi investitori che fino a una settimana fa erano infatuati del Belpaese, ora sembrano impauriti: più monta la girandola di voci su sondaggi ufficiosi o fantasiosi (alcuni dei quali danno vincitore il Pd, altri il Movimento 5 Stelle), più gli investitori decidono di vendere azioni o titoli di Stato. Così, in una settimana di passione, tra alti e bassi la Borsa di Milano ha perso il 2,9%: cioè il 25% del rialzo che aveva accumulato da inizio anno. Le società del settore costruzioni hanno ceduto il 5,7%, le assicurazioni il 4,1% e le banche il 2,8%. Ma sono stati i titoli di Stato ad essere più penalizzati: il rendimento dei decennali è salito in una settimana dal 2,91% al 3,20% e lo spread è tornato a sfiorare i 200 punti base. Nessuno può sapere se questa débacle sia duratura o temporanea. Se siamo di fronte a una ‘salutare correzione’ o a una vera ‘inversione di tendenza’. Gli analisti propendono in generale per la prima ipotesi”.

“Se vincono gli anti-euro – dice un trader al giornale di Confindustria – potrebbe esserci un’ondata di vendite sui BTp all’inizio della prossima settimana perché questa vittoria si tradurrebbe nel pericolo di un ulteriore rallentamento del cammino già troppo lento delle riforme strutturali”.