ROMA –La pioggia, la pioggia che uccide in Liguria e che sfarina Pompei. La pioggia che “se cade come l’anno scorso Vicenza finisce sott’acqua” come dice il sindaco Achille Variati. La pioggia che secondo Fausto Guzzetti, direttore dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Cnr, potrebbe in un domani non troppo lontano, anzi già urgente, costringere a delocalizzare gruppi di abitazioni un po’ in tutta Italia”, cioè detta cruda a spostare paesi, cittadine, quartieri. La pioggia che quando cadeva al massimo della sua intensità era nel 1940 di 182 millimetri in un’ora, 181 nel 1960, 215 nel 1966, 371 millimetri nel 2011. La pioggia che è sempre più forte e non è più un’impressione, signora mia…
Sempre più spesso ci si imbatte nella frase “Sembra di stare ai tropici”, commento quasi obbligato di fronte alle via via più frequenti piogge pomeridiane del periodo estivo. La mattina c’è il sole, a pranzo si annuvola, scroscione di pioggia e di nuovo il sole, e al bar s’incontra sempre qualcuno che tira fuori il richiamo al clima tropicale in cui un simile ciclo sole/temporale/sole è la norma. E, signora mia, la cosa grave è che ha ragione. Piove sempre di più, o meglio, cade la stessa quantità d’acqua, ma in periodi sempre più concentrati e brevi, esattamente come accade ai tropici. E non a Roma, ma in tutta Italia.
In altre parole è vero che il nostro clima si sta “monsoneggiando”, non sono commenti da bar e non sono le solite sciagure pronosticate da nefasti scienziati o esperti, è oramai un dato di fatto. A dire il vero i nefasti scienziati di cui sopra sono anni che vanno dicendo che il clima del nostro pianeta sarebbe stato destinato a cambiare a causa, principalmente, dell’uomo. Ma non è in questo caso il motivo per cui il clima cambia ad interessarci, ma il fatto che cambi. Da tempo si susseguono studi, pronostici, dossier, modelli matematici che cercano di prevedere come il clima sarebbe mutato. E più o meno tutti concordavano nel dire che nel nostro paese si sarebbe assistito a fenomeni di tropicalizzazione del clima da una parte, e desertificazione dall’altra.
Affetti da atavico fatalismo o singolare impotenza, singolare perché è chiaro che un individuo da solo nulla può di fronte a simili eventi, altro sarebbe il discorso per i governi ma tant’è, queste cassandre sono sempre state archiviate secondo la logica di non è un mio problema, accadrà tra molti anni e non mi riguarderà e simili.
E invece i fatti, le cronache, e soprattutto le piogge e i morti sono ora di fronte agli occhi di tutti a ricordare quelle previsioni e dire che il clima non diventerà tropicale domani, lo sta già facendo ora. E probabilmente domani sarà peggio.
Come spiegava in radio il geologo Mario Tozzi, il fenomeno è abbastanza semplice. Nel nostro paese non cade più o meno pioggia rispetto al passato. Le precipitazioni annuali sono in media costanti. Solo che la pioggia che prima cadeva un po’ ogni mese, ora cade in pochi giorni se non ore. Le precipitazioni sono cioè più concentrate e violente. Se in passato per far cadere ad esempio 100 mm d’acqua ci volevano 4 giorni di pioggia, ora quegli stessi 100 mm cadono in 2 ore, seguite poi da tre giorni e mezzo di bel tempo. Questo fa sì che le precipitazioni abbiano un carattere molto più violento, temporalesco, monsonico. E questa violenza è quello che il nostro territorio non è in grado di sopportare, un po’ per la sua particolare configurazione idrogeologica, e un po’ per lo scellerato intervento dell’uomo che ha sempre costruito, male, dove non doveva, e non si è mai preoccupato troppo della cosiddetta messa in sicurezza del territorio.