Sulle due ruote a Rio: “Sporco negro pedala, in Italia si dice così”

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 2 Agosto 2011 - 16:06 OLTRE 6 MESI FA

Marco Coledan (Lapresse)

RIO DE JANEIRO – Il nome Marco Coledan vi dice qualcosa? Probabilmente no, a meno che non siate appassionati di ciclismo il signor Coledan è per i più uno sconosciuto ma, da qualche giorno, il ciclista italiano sembra essere riuscito a conquistare la notorietà. Merito di una vittoria in volata? Merito di un’impresa sportiva? No, affatto. La notorietà Coledan se l’è guadagnata al tour di Rio chiamando “sporco negro” un altro ciclista, reo di non volergli dare il cambio nel tirare il gruppo nella volata finale. Insulto che il corridore brasiliano, Renato Santos, non ha stranamente gradito, segnalando immediatamente l’accaduto agli organizzatori della corsa. Risultato Coledan squalificato, insieme alla sua squadra, la Bottoli Trevigiani Dynamon.

Ma la parte peggiore di questa storia che Repubblica relega tra le “brevi”, ma che invece trova più spazio su giornali come La Stampa o La Gazzetta, non è l’insulto rivolto da Coledan a Santos, ma la giustificazione, se così si può definire, data dal d.s. della Trevigiani, Mirko Rossato, che avrebbe affermato, secondo quanto scrive la “Folha”, che “questo tipo di insulto in Italia è comune e non è considerato razzista”.

Ovviamente non allo stesso modo hanno giudicato il comportamento di Coledan i giudici di gara. “Le parole del tecnico italiano non risolvono nulla. Si è trattato di un atteggiamento inammissibile”, ha spiegato Luisa Jucá, presidente del comitato organizzatore. Giudici e organizzatori che hanno deciso che anche in futuro la Bottoli Trevigiani Dynamom non sarà più invitata alla corsa. Santos da parte sua ha fatto sapere di non aver ancora deciso se denunciare penalmente Coledan, originario di Motta di Livenza e che il 22 di questo mese compirà 23 anni. In Brasile esiste una legislazione molto severa sul razzismo, e si rischia anche l’arresto immediato, come sa fra gli altri l’attuale attaccante del Catania Maxi Lopez, che ai tempi della sua militanza nel Gremio venne fermato dalle forze dell’ordine al termine di una partita per aver definito “brutto scimmione” un avversario (che poi sporse immediatamente denuncia) durante l’incontro.

In Italia, secondo Rossato, dare del nero schifoso ad una persona di colore è praticamente folklore, una cosa normale. Ma in Brasile si rischia l’arresto. Che strano! «C’è stato un litigio come in qualsiasi altra corsa – ha detto ancora Rossato -. In Italia queste situazioni sono comuni, ma c’è stata una decisione degli organizzatori e noi l’accettiamo. Renato ha offeso Marco, e Marco gli ha risposto con una parola che in Italia non ha il minimo significato razzista».

Il fatto si sarebbe consumato durante la tappa di sabato tra Teresópolis e Rio das Ostras, mentre Coledan e Santos si trovavano in testa al plotone. L’italiano, in quel momento impegnato a fare l’andatura, avrebbe chiesto al brasiliano di dargli il cambio, esortandolo a collaborare. Ma dopo i ripetuti rifiuti del rivale, i due avrebbero iniziato a discutere vivacemente, fino all’insulto razzista di Coledan. “Mi ha chiesto di tirare il gruppo, ma gli ho detto che ero stanco e non ce la facevo. Per tutta risposta, ha iniziato a insultarmi, chiamandomi sporco negro”. Dopo aver segnalato l’episodio ai commissari di gara, all’arrivo è scattata la denuncia da parte del corridore brasiliano, il cui racconto è stato confermato da alcuni colleghi. “Coledan gli ha dato dello sporco negro. Ho assistito alla scena, e ho sentito chiaramente”, ha detto un compagno di squadra di Santos, Murilio Ferraz, che ha vissuto in Italia per circa un anno.

Con buona pace del d.s. Rossato, e dei fini circoli intellettuali che frequenterà, la giustificazione non ha convinto il comitato organizzatore della manifestazione. “Forse in Italia non è un’offesa grave, ma in Brasile lo chiamiamo razzismo, e non lo possiamo accettare”, ha affermato Jucá.