Salvini messo all’angolo sull’immigrazione dall’asse pentastellata Di Maio-Conte

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 11 Gennaio 2019 - 06:20 OLTRE 6 MESI FA
Salvini messo all'angolo sull'immigrazione dall'asse pentastellata Di Maio-Conte

Salvini messo all’angolo sull’immigrazione dall’asse pentastellata Di Maio-Conte

E per una volta l’onnipresente e debordante Salvini viene messo all’angolo proprio sul tema a lui più caro, quello dell’immigrazione. Mentre il leader leghista sondava a Varsavia la disponibilità di una futura alleanza strategica con il più duro dei sovranisti europei, quel Kaczynski che da sempre persegue la chiusura dell’Europa ad ogni contaminazione variamente colorata, a Roma Di Maio e Conte, in sintonia con i vertici di Bruxelles, autorizzavano l’approdo in Italia di ben 10 migranti (i restanti ricollocati in diversi Paesi europei).

Uno schiaffo per il ministro dell’Interno che interrompe il party all’Ambasciata italiana e con una tartina al salmone in mano si precipita con un volo di Stato a palazzo Chigi per il vertice notturno da lui preteso per fare chiarezza sull’accaduto, ma soprattutto per capire se si è saldato l’asse Di Maio-Conte, spalleggiati dai tecnici Tria e Mogavero. In altri termini, vuole capire fino a che punto è in atto la manovra pentastellata per uscire dall’angolo in cui lui li ha cacciati da 4 mesi a questa parte.

Per il momento, il leader leghista ha fatto buon viso a cattivo a gioco, evidentemente ritenendo che ancora non sia arrivato il momento di passare alla cassa e riscuotere i certi fruttuosi dividendi elettorali, nella consapevolezza evidentemente che Mattarella non scioglierebbe le Camere dopo pochi mesi e con tanti problemi sul tappeto.

Ma è chiaro che dall’altra notte non esiste più una maggioranza di Governo coesa. Di Maio non può più rischiare di finire all’angolo, le fronde interne non glielo permetterebbero e i mandatari della Casaleggio non sarebbero soddisfatti della gestione del Movimento da loro creato e coordinato.

Essersi ricordato, con colpevole ritardo, che uno sbiadito Conte è stato da lui indicato, e non certo dalla lega, come Presidente del Consiglio, lo ha forse aiutato a prendere qualche iniziativa tesa a parare i fendenti del Ministro degli Interni che ha aumentato i propri consensi a scapito di quelli dell’alleato grillino.

Una situazione insostenibile in vista delle consultazioni Europee dove il rischio di una débâcle 5stelle è molto alta, con le conseguenze immaginabili sul piano nazionale. Meglio rispolverare Conte allora, e ricordargli che è pur sempre il premier, e che l’ultima parola sui temi delicati dell’azione di Governo spettano a lui e non a Salvini. Che intanto, appostato nelle Cancellerie dell’Europa dell’est, attende il momento del redde rationem.