Berlusconi e la crisi di governo: dal cappello a cilindro di Casini ne esce uno di “armistizio”

di Carlo Luna
Pubblicato il 22 Novembre 2010 - 13:33 OLTRE 6 MESI FA

Abbiamo finalmente un nuovo Governo! Tuttavia, prima che gli avversari di Berlusconi scendano in piazza ad esultare ed i suoi seguaci si mettano in gramaglie, è necessaria una precisazione. Perché a Palazzo Chigi in realtà non è cambiato inquilino, cè sempre lui, l’ineffabile Cavaliere da Arcore e ci resterà almeno fino al prossimo 14 dicembre. Poi, se otterrà la fiducia, ci sarà ancora lui, e se si andrà alle elezioni c’è forte la possibilità che ci ritorni. Allora perché dire che abbiamo già un nuovo Governo? Perché è appena nato ed esiste anche se solo a parole, ed è stato partorito da quella fervida mente politica che risponde al nome di Pier Ferdinando Casini. Si tratta del “governo di armistizio”.

Questa formidabile trovata – per ora e forse per sempre, ahimè, solo sulla carta- si aggiunge ad altre invenzioni risalenti alla Prima Repubblica. Si va dal “monocolore balneare”, al “governo di transizione”, al “bi-tri- quadri o pentapartito” passando per il “governo di solidarietà nazionale”. Tutti esistiti veramente. Le esercitazioni di Pier Ferdinando sono invece rigorosamente teoriche. Prima di quello di armistizio aveva proposto un governo di “responsabilià nazionale”, un pasticcio confuso che doveva mettere insieme un po’ tutti ma senza Berlusconi; o forse anche con lui, perché nella vita e in politica non si sa mai….

In quella prima proposta c’era però un grosso punto debole proprio sulla parola “responsabilità”, perché se riferita a chi è all’origine dell’attuale pietosa condizione della politica italiana, finisce per comprendere tutti i partiti, nessuno escluso. Perché mai farli governare? Se invece mira a portare al governo personaggi in senso positivo responsabili, è probabile debba andare a cercarli fuori dal nostro Parlamento e magari dal nostro Paese.

Digerito in pochi giorni quello di “responsabilità nazionale” Casini, da grande prestigiatore dotato di un cilindro con molti conigli, adesso propone il governo di “armistizio”. La parola è assai impegnativa e, soprattutto va chiarità. Perché in italiano significa un “accordo fra Stati belligeranti che sospende totalmente o parzialmente, a tempo determinato o indeterminato le ostilità”.

Casini deve spiegare, sostituendo ovviamente gli Stati con i partiti, chi sono attualmente i “belligeranti”, cioè le forze politiche che si stanno facendo la guerra. Tutta l’opposizione e tutta la maggioranza? una parte della maggioranza con un’altra parte? Una parte dell’opposizione con un’altra? Tradotto, c’è da far cessare le ostilità fra Bersani-Di Pietro e Berlusconi o tra Berlusconi e Fini o tra Vendola e Bersani? E lui, Casini, che parte avrebbe nell’armistizio? Quella di Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu?

Non so a quanto lo diano i bookmakers di Londra, ma ritengo che la quota per chi scommette che si arriverà sul serio ad un “governo di armistizio” sia molto allettante. Non bisogna in ogni caso disperare: di qui alla prossime elezioni Casini continuerà a far lavorare la propria illimitata fantasia e di proposte ce ne regalerà delle altre. Tutte affascinanti. Nessuna realizzabile.