Il fascismo abita ancora tra noi? C’è chi ritiene che questo sia dovuto anche (e forse soprattutto) a quelle vie e a quei monumenti nati in quel periodo e che sorgono non solo a Roma.
Cioè? Insomma quelle strutture costruite durante il ventennio hanno ancora una influenza su quanti abitano nella Capitale e altrove. Vuol dire che dovremo abbatterle? Dovremmo rinunciare alla bellezza del Foro Italico (una volta Foro Mussolini?), a tutto il quartiere dell’Eur che si chiamava E42 (anno in cui nacque). Al Ponte Matteotti che portava il nome del Littorio, alla Farnesina, oggi sede del ministero degli esteri?
Gran parte di queste opere portano la firma di un grande architetto, Ernesto Del Debbio, sulla cui bravura e genialità nessuno può avere dubbi.
Una “modifica” a quei monumenti è stata già fatta con il cambio del nome, ma non crediamo si possa cancellare un pezzo di storia del nostro Paese agendo nel modo in cui qualcuno suggerisce. Si legge nella critica degli studiosi: “L’Eur costituisce un vero e proprio esempio di museo all’aperto” E sul Foro le parole sono ancora più elequenti. A detta non solo di molti addetti ai lavori, ma di quanti amano e studiano l’archittetura che potremmo definire moderna.
Sono questi, dunque, i pericoli che ci trascinano ancora ad essere dei nostalgici? A ritenere che vie e monumenti sorti in quell’epoca possano plagiare molta gente e magari pensare che la svolta a destra sancita dalle elezioni del 25 settembre sia dovuta anche a quelle strutture?
Ci sembra una idea balzana, frutto di un momento obnubilato dall’ideologia. La dittatura non si combatte distruggendo le opere di quell’epoca, ma con i sacri princìpi della democrazia. Può uno Stadio dei marmi o un moderno Colosseo far rimpiangere un’epoca che nonc’è più? La risposta la giriamo a quanti hanno la bontà di leggerci.
Andiamo con ordine. Si dice che nel nostro Paese ci sia un ritorno di fascismo. Prendiamo per buona questa ipotesi, anche se in concreto “gli atti dei gerarchi e delle camicie nere” si contano sulle dita di una mano. Ma diamo per buona questa tesi. Ebbene, si può pensare che il fascismo morto ormai più di ottanta anni fa possa rinascere abbattendo quel che di buono fecero gli architetti di quel periodo?
Allora, immaginiamo che ad un tratto le opere di quell’epoca non esistano più, siano state frutto della nostra fantasia. I nostalgici improvvisamente sparirebbero, il ventennio cancellato dalla storia del Paese chiamato Italia? Qualche dato ci viene a conforto. Mussolini dovette cedere il suo scettro il 25 luglio del 1943, la coseddetta notte del Gran Consiglio. A settembre, l’otto di quel mese, il maresciallo Badoglio firmò l’armistizio che per l’Italia sentenziò la fine della guerra. Nacque la democrazia e con essa la Costituzione emblema degli italiani.
Ebbene, è da quel momento che nacque la rinascita. E’ con i fatti e soltanto con loro che si puo’ evitare il ritorno del fascismo. Dire che si “abita” in quel periodo storico soltanto perché l’architettura costituisce un pericolo non convince nessuno, nemmeno i più convinti antifascisti.
A poco a poco, dal 1945 oggi, la maggior parte della nostra popolazione ha continuato a dimenticare quel periodo ed a pensare giustamente che era inutile dividersi sia pure se con una piccola minoranza. Ecco come si combatte quel ventennio ed è così che vince sempre il regime democratico. Qualsiasi altro marchingegno che voglia intorbidare le acque deve essere respinto. Non è quindi abbattendo monumenti o vie nati durante il fascismo che si rende possibile dimenticare quel periodo storico. Soltanto ribadendo tutti i princìpi della democrazia si raggiungono certi risultati.