Referendum, no a Berlusconi dal centro destra

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 14 Giugno 2011 - 08:39 OLTRE 6 MESI FA

Probabilmente il centrodestra aveva sottovalutato l’impatto politico dell’esito dei referendum. Pur avendo la percezione che sarebbe stato negativo per il governo, nessuno dell’entourage berlusconiano immaginava conseguenze tanto devastanti.

Certo, l’onda della sconfitta alle elezioni amministrative ha potenziato l’affluenza alle urne e, dunque, il raggiungimento del quorum, le cui proporzioni sono state ingigantite dal concorso decisivo di buona parte dell’elettorato del Pdl e della Lega. Numerosi esponenti di primo piano dei due partiti di maggioranza, infatti, non soltanto si sono recati a votare, ma, dichiarando le loro intenzioni, hanno reso possibile il verificarsi dell’effetto trascinamento che Berlusconi ed i suoi più stretti collaboratori non potevano immaginare dal momento che coloro i quali hanno votato per l’abrogazione delle tre leggi o di alcune di esse sono gli stessi che in Parlamento le avevano votate.

Bizzarro e sconcertante: a pensarci bene un tale atteggiamento indica come la coalizione di centrodestra sia ridotta, priva di coesione politica e di strategia al punto che in tanti, da Alemanno a Scajola, chiedono ben più che un cambio di marcia. Pretendono una vera e propria inversione di rotta. E trovano nella Lega, in particolare in Maroni e Calderoli, le sponde più sicure al fine di provare a cambiare radicalmente gli assetti del centrodestra.

Perciò, se si può dire che la sinistra, facendo il suo gioco (all’opposizione tutto è consentito, compresa l’ipocrisia) ha strumentalizzato i quesiti referendari per dare maggior peso alla richiesta di dimissioni (che non otterrà) di Berlusconi, non si può negare che settori della destra, avvalendosi della libertà di coscienza riconosciuta dai leader, ne hanno approfittato per accelerare il ricambio al vertice del centrodestra e della politica, soprattutto economica, fin qui perseguita. Sicché si può dire che a mandare in crisi la maggioranza, più che l’opposizione siano stati settori ben individuabili della coalizione, valutabili almeno il dieci per cento del totale del quorum.