Il rosso Corbyn piace ai Fassina ma terrorizza gli elettori

di Omero Fuggiguerra
Pubblicato il 15 Settembre 2015 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA
Il rosso Corbyn piace ai Fassina ma terrorizza gli elettori

Il rosso Corbyn piace ai Fassina ma terrorizza gli elettori

ROMA – Se ce l’ha fatta lui che va per i 70, che vuole rinazionalizzare treni ed energia in Gran Bretagna, ce la possiamo fare anche noi, devono essersi detti tutti i Fassina d’Italia salutando l’investitura popolare che ha eletto leader del Labour party Jeremy Corbyn il rosso, il pacifista anti-Blair, l’austero e quasi zen paladino del no a ogni forma di austerity, nazionale od europea che sia.

Iniezione di coraggio ed entusiasmo che la sinistra anti Renzi frustrata in casa propria e tentata da nuove scissioni non sa darsi da sola, vittima com’è della sindrome del papa straniero, da Zapatero a Podemos, passando per Obama e Tsipras… Con Corbyn si torna all’ortodossia socialista di un candidato che se mobilita e infiamma i già mobilitati (leggi gli iscritti che lo hanno eletto in massa a dispetto dei dirigenti che lo snobbavano come un’eccentrica mosca bianca), non ha alcuna chance di far breccia fuori dai confini del Labour, laddove le elezioni si vincono. La metafora della cinghia di trasmissione in Inghilterra approssima solo per difetto il rapporto tra Labour e Union Trade, il sindacato qui è motore e carburante, iscritti e finanziamenti.

La sua vena progressista di osservante ligio delle regole del politically correct sulle donne si è già contaminata alla prima prova di governo, anche se ombra: metà uomini e metà donne, peccato che alle ultime abbia assegnato le solite pari opportunità, economia e interno no, altrimenti fanno casino.

La sua agenda politica funziona con gli elettori del ceto medio come un drappo rosso sventolato davanti a un toro. Gli unici a festeggiare, fra i Tories, sono quelli seduti al Parlamento inglese, al Governo di Sua Maestà: ancora non hanno finito di stappare champagne alla faccia dell’astemio James, che non mangia carne, non usa l’automobile, guarda la tv in bianco e nero. Il perché lo spiega bene Dan Hodges sul Telegraph, Dan essendo il figlio di Glenda Jackson, diva del cinema inglese e pasionaria laburista:

Gli oppositori di Jeremy Corbyn non riescono a immaginarlo nelle vesti di primo ministro. Gli stessi sostenitori di Jeremy Corbyn non riescono a immaginarlo nelle vesti di primo ministro. Persino Jeremy Corbyn non riesce a immaginare se stesso nelle vesti di primo ministro. E come mai faranno gli elettori a immaginarlo in quel ruolo? Non lo immaginano, tutto qui. (Dan Hodges, The Telegraph-Corriere della Sera).

Vincere le elezioni per il Labour di Corbyn, e per i suoi simpatizzanti torna ad essere una variabile indipendente, una nota a pie’ pagina. Per il massimalismo duro e puro convincere, persuadere chi non la pensa come te ma da te si attende soluzioni e affidabilità, è troppo minimalista. E del resto come si può credere che Corbyn possa convincere altri dai suoi generosi simpatizzanti se non è riuscito a farlo nemmeno con la prima moglie a proposito della scelta di non mandare suo figlio alle odiate scuole private? La prima moglie infatti chiese e ottenne il divorzio.