Letta cunctator, tassi e processi: aria d’estate…2011

di Lucio Fero
Pubblicato il 21 Giugno 2013 - 14:29 OLTRE 6 MESI FA
Quinto Fabio Massimo detto il "temporeggiatore"

Quinto Fabio Massimo detto il “temporeggiatore”

ROMA – Per gli sgravi fiscali a chi assume un giovane…se ne riparla a settembre, magari ottobre. Adesso, anche volendo e si vuole eccome, non si sa quanti soldi ci sono, se soldi ci sono, a chi darli e come. Quindi il governo Letta rinvia. Rinvia, non rimuove, ci lavora, eccomew se ci lavora. Quasi non ci dorme la notte ma, lavora lavora, altro e di meglio non riesce a fare che rinviare.

L’Imu sulla prima casa è stata rinviata. Forse a settembre, forse a dicembre. Forse all’anno del mai e il giorno del poi. Magari se ne riparla entro agosto. Comunque giugno sta finendo, i giorni del governo Letta sono 53, varcata è la metà dei mitici primi cento giorni e la questione se sia saggio e doveroso abolire l’Imu oppure sia più saggio e più doveroso abbassare le tasse su lavoro e salario è stata…rinviata. Magari a settembre-ottobre, quando si farà la legge di stabilità.

L’Iva al 22 per cento nell’aliquota massima rinviata non lo è stata ancora, ma lo sarà. Rinviata di tre mesi: deve scattare il primo di luglio, se ne riparla ad ottobre. Per amore o per forza, per scelta o impotenza, per calcolo o per rassegnazione, per metodo o per destino e per questo, questo e quest’altro motivo…Enrico Letta è “cunctator”, temporeggiatore come il fu console romano. Quella di Quinto Fabio Massimo è passata alla storia come strategia, insieme astuta e realistica strategia. Quella di Enrico Letta?

Tanto strategia non pare, forse è tattica, obbligata tattica. Pd e Pdl al suo governo ci stanno come Montecchi e Capuleti invitati a nozze al matrimonio dei rampolli. E l’intero paese si aspetta da Letta un lunghissimo elenco di dolcissimi Sì mentre il governo di questi Sì ne ha in canna e in cassa al massimo un paio. Gli altri 98 dovranno essere per forza dei No. E chi glielo dice agli italiani? Quindi è tattica, obbligata tattica. Ma almeno funziona appendere sulla parete del negozio-governo il cartello con sopra scritto “Oggi non si fa credito ma domani sì”? Funziona evitare lo scontro e la decisione aspettando che domani sia davvero un giorno diverso, almeno un po’ diverso e un po’ meno difficile?

Se è una tattica quella di Letta, questa ha due forti nemici. Nemici che stanno ingrossando: i tassi e i processi. I tassi, i tassi di interesse sul denaro prestato, si avviano a crescere in tutto il mondo. La Fed americana ha fatto sapere che stampare moneta al ritmo di 85 miliardi di dollari al mese per sostenere l’economia Usa prima o poi, più prima che poi, non si potrà fare più. Già, perché gli “stimoli” alla crescita di natura monetaria, quelli che in Italia tutti invocano, insomma la Bce e Bankitalia che stampano soldi e ci comprano titoli di Stato e obbligazioni sono una buona e utile cosa fino a che…il troppo stroppia. Lo “stimolo” diventa droga, inflazione, “bolla”. E l’economia diventa assistita e per nulla competitiva. Ricorda qualcosa? A un certo punto il denaro non può più essere fornito a tassi zero o quasi dalle Banche centrali, non può più essere stampato a prescindere, il denaro oltre un certo punto va trovato producendo e vendendo merci e servizi sui mercati. Come che sia, Fed diminuirà gli acquisti di titoli di Stato Usa. Quindi saliranno i tassi di interesse sui titoli di Stato, quindi che è indebitato e si indebita, leggi anche l’Italia sul podio degli indebitati mondiali, va verso giorni in cui deve pagare di più o almeno smette di risparmiare sui tassi del suo debito. I tassi annunciano che domani per il governo Letta non è dal punto di vista finanziario una buona parola.

I tassi sono una questione mondiale. Poi noi ne abbiamo un’altra di cortile di casa: i processi. I processi a Berlusconi. Catena di processi e sentenze che domani, guarda caso proprio domani, può portare a Berlusconi escluso a norma di legge dalle elezioni e dal Parlamento. Se proprio domani butta così, vuoi che Berlusconi non faccia crollare le colonne del Tempio e chi ci resta sotto ci resta? Domani dal punto di vista politico non è proprio una buona parola per Letta.

A favore del Letta cunctator ci sarebbe l’argomento fortissimo per cui nessun corpo sociale civile si suicida o comunque si arreca autolesionistico danno comunicando al mondo di essere ingovernabile oltre che indebitato. Ma è un argomento che d noi non funziona, non scatta. Da anni dovrebbe essere scattato, evidentemente nella politica e nella società italiane l’interruttore, il relais dell’istinto di sopravvivenza sono staccati e disconnessi. Così è ed è inutile polemizzare con le notizie.

Il domani cui tutto si rimanda rischia, anzi proprio promette di essere più difficile dell’oggi. L’oggi in cui è facile ascoltare un coro nazionale di corrucciati: ma come è possibile che il governo non trovi otto miliardi per Iv e Imu, otto miliardi tra gli 800 della spesa pubblica, la miseria dell’un per cento? Otto miliardi tra i 400 della spesa pubblica tolti i soldi per le pensioni e per il Welfare? Come è possibile non trovare neanche il due per cento di quanto ogni anno si spende? Lo dicono corrucciati in coro tutti i politici, i sindacati, le associazioni, le categorie e i giornalisti. Tutti, proprio tutti, compresi quelli che si sono opposti a eliminare le Province e i piccoli Tribunali, compresi quelli che ogni giorno combattono la spending review in nome de diritti acquisiti, compresi quelli che difendono con unghie e denti ogni euro degli 800 e 400 miliardi di spesa e che anzi si battono per farli diventare 850 e 425. E chi sono questi partiti, sindacati, associazioni, categorie, giornalisti che vanno oggi di coro per gli 8 miliardi da trovare subito e andavano di pacchetto di mischia fino a ieri per non tagliare un euro di spesa pubblica? Tutti, praticamente tutti. Cunctator, temporeggiatore: magari all’epoca romana era una scelta, oggi sembra più una maledizione. E l’estate che arriva ha, speriamo svanisca, una sinistra rassomiglianza con altra estate, quella del 2011, quando a fare il temporeggiatore astuto era Silvio Berlusconi. Si è visto come è finita, anzi lo stiamo ancora vedendo. Anzi siamo in molti a non volerlo ancora vedere come va a finire.