Solvibili ma non liquidi: ci pagheranno stipendi e pensioni in Bot

di Lucio Fero
Pubblicato il 24 Ottobre 2011 - 13:53 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Ultimatum europeo all’Italia titolano tutti i giornali del lunedì mattina. Ma la campana non suona solo per Silvio Berlusconi. Ci hanno chiesto, per metterci i loro soldi a garanzia del nostro debito, cose per noi inaudite prima ancora che impossibili. Impossibili politicamente ed elettoralmente. Poter licenziare, non per mettere la gente in mezzo alla strada ma per smetterla di tenere in piedi a debito aziende che non vanno e redditi a colpi di cassa integrazione. Ci hanno chiesto di poter licenziare per dare anche a chi un contratto di lavoro non ce l’ha la possibilità di essere assunti con un contratto vero e non precario. Con minori garanzie, più produttività e più mobilità. E per chi perde il lavoro assistenza al reddito e riqualificazione professionale. Il governo che c’è in Italia non può e non vuole farlo, insorgerebbe il Pdl, si squaglierebbe il suo elettorato, diverrebbe furente quello della Lega, Cisl e Cgil sarebbero in piazza, con al fianco Vendola e Bersani.

Ci hanno chiesto di privatizzare aziende di servizio pubblico idrovore di pubblico denaro. La politica italiana non vuole e non può. E neanche il “cerchio sociale” che di azienda pubblica vive, centinaia di migliaia di famiglie. E neanche ci starebbe l’elettorato, la gente che vuole e vota tutto pubblico e sostanzialmente gratis. Ci hanno chiesto di liberalizzare le professioni, ma non ci stanno gli avvocati e i medici, i tassisti, i benzinai e gli autotrasportatori…e sono voti, bei voti elettorali. Ci hanno chiesto una giustizia civile che dia certezza e tempi umani delle sentenze. Ma non ci stanno le burocrazie giudiziarie e la macchina della Pubblica Amministrazione. Ci hanno chiesto meno dipendenti pubblici e meno precari. Ma non ci stanno i dipendenti pubblici e i precari che dipendenti pubblici aspirano a diventare. Ci hanno chiesto di far pagare le tasse agli evasori, ma stiamo preparando per loro uno sconto sulle tasse non pagate. Sconto atteso e invocato dal Parlamento e dalla società civile.

Ci hanno chiesto tutto questo perché stiamo diventando, siamo a un passo dal diventare “solvibili ma non liquidi”, cioè un paese che ha ancora molta ricchezza accumulata ma che rischia di non avere “liquidi” per pagare le sue spese. Un miliardo e novecentomila miliardi di debito, seicento dei quali da rifinanziare nei prossimi due anni. Cioè qualcuno deve comprare quei seicento miliardi di titoli pubblici. Qualcuno che adesso non si fida l’Italia alla lunga li ripaghi tutti e chiede interessi vicini al sei per cento. Domani neanche il sei per cento potrebbe bastare perché la garanzia per farli comprare quei titoli ce la devono mettere gli altri, gli europei. Se non lo fanno, nessuno li comprerà più quei titoli e allora scopriremo cosa vuol dire essere “solvibili ma non liquidi”. Vuol dire che quei titoli che servono a pagare il debito e anche gli stipendi, le pensioni, le scuole, i trasporti, gli ospedali li dovremo comprare noi stessi, a forza. Se non facciamo nulla, se continuiamo a metter tasse per inseguire la spesa, allora stipendi e pensioni ci verranno pagati in parte in Bot.

Di questo nel paese non c’è consapevolezza ma rimozione. Manteniamo i giovani senza lavoro per difendere la pensione a 59 anni e chiamiamo questo giustizia e diritto mentre è ingiusta violenza economica e sociale su una generazione. Manteniamo una spesa politico clientelare enorme e la chiamiamo sociale. Manteniamo e coltiviamo l’abitudine alla caccia al pubblico sussidio e la chiamiamo imprenditoria. Manteniamo l’evasione fiscale e non la chiamiamo furto. Con l’euro ci siamo fatti prestare dal mondo migliaia di miliardi a tassi di interesse bassi perché c’era l’euro e delle regole finanziarie, di bilancio e di spesa legate all’euro siamo insofferenti. Ci siamo dati governi berlusconian-leghisti che ci hanno promesso il conto non sarebbe arrivato mai da pagare e ci siamo entusiasticamente convinti che per noi esistevano i pasti gratis. Ancora oggi un italiano su quattro voterebbe domani per questo miraggio. Se mai domani dovessimo votare per quella che oggi è l’opposizione lo faremmo perchè convinti e speranzosi che l’opposizione divenuta governo ci esenti dal pagare il conto.

Per tutto questo non siamo “in pericolo”, siamo “il pericolo” per l’euro e per l’Europa. Non l’unico. Euro ed Europa eviteranno di “andare a bagno” se tedeschi, francesi, olandesi e altri che possono saranno più “solidali”. Solidali anche nel loro interesse. Gli elettori francesi, tedeschi, olandesi dovranno essere convinti che è un buon affare metterci dei loro soldi per gli italiani e gli spagnoli e gli altri indebitati oltre il collo. Non è detto e non sarà facile. Ma gli elettori italiani dovranno esser convinti che all’Italia vanno cambiati i connotati, che è bene e sacrosanto togliere per dare, smetterla di vivere a debito. Berlusconi non è così fesso da rischiare di perdere le elezioni per salvare il paese, è questa la somma astuzia della politica italiana. Altri però disposti a correre questo rischio non se ne vedono, né appare neanche lontanamente profilarsi un elettorato consapevole e disponibile a salvarsi insieme al paese. Fino a che non gli pagheranno a fine mese stipendi e pensioni in Bot.