Buon 2011. Ripresa in economia probabile e se il Pd….

di Marco Benedetto
Pubblicato il 31 Dicembre 2010 - 20:44| Aggiornato il 2 Gennaio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Auguriamoci un buon 2011. Il mio pessimismo cosmico mi induce all’ottimismo. Grazie al cielo siamo in un sistema internazionale che è destinato a risollevarsi dalla crisi e non ci sono ragioni perché anche noi non partecipiamo alla festa del nuovo ciclo economico positivo.

Potrebbe essere meglio? Non c’è dubbio. Ma non dobbiamo mai dimenticare da dove siamo partiti, cosa eravamo quando l’Italia è stata annessa al Piemonte, quando è finita la seconda guerra mondiale. Non dobbiamo mai dimenticare che Milano nel 1848 era colonia austriaca, che Napoleone ci avrà portato la libertà ma ci ha anche portato via i telai, che i contadini piemontesi e quelli meridionali morivano della stessa fame. La differenza l’ha fatta e la fa la vicinanza al grande mercato che più o meno corrisponde alla ellisse che ha come fuochi Parigi e Berlino. Quando andate all’estero e restate ammirati dalla apparentemente perfetta organizzazione che vi regna, ricordate che Francia, Inghilterra, Germania, Olanda e vicini vivono ancora delle ricchezze accumulate in secoli di rapina a spese di neri, gialli, indiani, cinesi

Siamo un miracolo e siamo soprattutto inseriti nella grande Europa, unificata per nostra fortuna non sotto l’ombra dei baffetti di Hitler ma dei morbidi e magari un po’ eccessivi e deformi fianchi della Merkel. I segni di ripresa ci sono, incerti, altalenanti, ma certamente più concreti di un anno e mezzo fa, quando l’avventura di Blitzquotidiano ebbe inizio.

In America hanno cominciato a assumere anche se i prezzi delle case continuano a scendere, ma la prossima bolla sarà certo diversa da quella immobiliare. L’asta dei è nostri titoli di Stato è andata bene, notizia che non ci ha molto appassionato perché è una buona notizia. Il governo per il momento è in piedi, e questo fa bene alle nostre povere tasche, perché non alimenta la speculazione contro il debito pubblico italiano, nonostante l’impegno del camerata Fini, giusta nemesi dell’eversore Berlusconi che ha portato i figli e i nipoti di Salò alla legittimazione politica non come individui ma come partito.

Resta l’incerta prospettiva del futuro, ma in realtà l’incertezza non esiste, in realtà sul nostro futuro abbiamo abbastanza la certezza che non sarà roseo e che per i giovani sarà dura. Sarà comunque meglio di quanto non sia stata per i loro nonni, quelli nati dopo la guerra e entrati nel mondo del lavoro negli anni settanta, per non dire di tutte le generazioni che li hanno preceduti; peggio indubbiamente dei loro genitori, che hanno goduto di un momento irripetibile, gli ultimi anni della guerra fredda e della lunga cavalcata dell’economia europea spinta dalla unificazione sull’onda degli effetti degli investimenti americani del dopoguerra.