Fini, Tulliani, Montecarlo: che cocente delusione quel video

di Marco Benedetto
Pubblicato il 25 Settembre 2010 - 20:26| Aggiornato il 26 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Che delusione Gianfranco Fini. Per qualche tempo avevo anche pensato che potesse essere un leader per l’Italia. Dopo il video sulla vicenda della casa di Montecarlo, a me risulta molto difficile pensarlo ancora. Immagino che per molti non sarà cambiato nulla, perché la fede prevale, perché l’odio per Berlusconi fa premio, perché in un paese come il nostro, basato sull’indulgenza plenaria quotidiana, tutto diventa relativo.

Certo, nell’Italia di Berlusconi, non ci sono limiti e oggi molti obiettano: ma cosa mi rappresenta un appartamento a Montecarlo, di pochi metri quadrati, di fronte a tutto quel che si dice e magari qualcosa si sa ha fatto Berlusconi? Perché Fini dovrebbe dimettersi? Di quali reati è accusato? Perché non si dimette prima Berlusconi, con tutti i crimini di cui è imputato?

Amaramente dobbiamo ammettere che sono passati i tempi quando Andreotti si dimise per un solo avviso di garanzia. Amaramente dobbiamo ammettere che siamo lontano anni luce da altri paesi, dove ministri si sono dimessi per un filmino in nota spese o spiccioli del genere.

In un discorso di quasi dieci minuti, apparendo molto imbarazzato, frastornato, Fini ha detto alcune cose che non mi pare avesse mai detto: che fu il cognato Giancarlo Tulliani a presentargli i compratori dell’alloggio, e che fu lui stesso Fini a autorizzare la vendita. Dopo di che rivendica: che reati ho commesso?

Che reati commise Clinton facendo un po’ di sesso orale alle altoids nel suo ufficio alla Casa Bianca? Eppure ci fu un tormentone che durò fino alla fine del mandato. E mai si permise di paragonare la stampa a un manganello, cosa che invece Fini ha fatto, forse perché di manganelli, almeno nelle aspirazioni e nei sogni di ritorno al futuro, uno come lui un po’ se ne intende.

Se Berlusconi è il paradigma del male, non vuol dire che chi non arriva a quegli eccelsi livelli debba andare impunito.

Il fatto che non ci siano reati non vuol dir nulla per un politico: c’è un livello a monte, che è rappresentato dalla correttezza, dal rispetto di norme etiche che vengono ben prima di quelle penali e anche di legge civile. Sono quelle norme, le più non scritte,  che ti fanno evitare di frequentare una persona perché non ti va: non ha fatto nulla di male, ma tant’è.

Quello che Fini non vuole capire è che lui non è uno di noi, lui oggi ricopre la terza carica dello Stato, domani potrebbe essere chiamato a guidare l’Italia, cioè tutti noi, e lui non deve essere solo trasparente, deve essere come il cristallo. Io posso fare fare un affare a mio cognato, lui no. Come faccio a mettere la mia vita nelle mani di uno che favorisce l’acquisto di un pezzetto di patrimonio del partito da parte di un parente? Che non si accorge, fino a quando scoppia il putiferio, che lo stesso cognato abita lì? Uno che fa parte della ristretta cerchia che guida oggi il paese e non conosce l’andamento del mercato immobiliare, uno dei propellenti della crisi attuale, uno degli indici fondamentali dell’economia?