Sardine e questione morale

di Michele Marchesiello
Pubblicato il 23 Dicembre 2019 - 06:19 OLTRE 6 MESI FA
Sardine e questione morale

Un momento dei funerali di Enrico Berlinguer (Foto d’archivio)

ROMA – A nessuno è venuto ancora in mente di confrontare le foto di Piazza Maggiore a Bologna e della folla silenziosa delle sardine, con quelle della folla romana raccolta a salutare col pungo alzato il funerale di Enrico Berlinguer. Là un funerale e dall’altra parte, all’apparenza, una rinascita. Quello svoltosi il 13 giugno del 1984, a Roma, con una immensa partecipazione di folla, fu in realtà il funerale non solo del capo del Partito Comunista Italiano, ma della grande Questione Morale che egli aveva sollevato e che di là a poco sarebbe sparita dalla scena politica italiana.

Quella celebrata in Piazza maggiore a Bologna e – di seguito – nelle altre piazze di tutta Italia – sembra oggi segnare il rinascere impetuoso del bisogno di quella Questione Morale che l’Italia aveva seppellito con il corpo di Berlinguer. Si vorrebbe forse disseppellire quel corpo, in una laica resurrezione? Con questo timore, non infondato, si tende ora a ridurre il fenomeno delle sardine – anche da parte di chi pare vederlo con benevolenza – a una mera questione di stile, di buone maniere, quelle buone maniere che gran parte della politica sembra aver dimenticato, preferendole la finalmente liberata e così populista voglia di odio.

Diciamo pure che a noi, quando si tratta della politica, le buone maniere importano sino a un certo punto. Non c’è un legame necessario tra buona educazione e buona politica: spesso anche la politica ha dovuto ricorrere alle parole e persino alle maniere forti. Ciò cui non può assolutamente rinunciare, senza condannarsi a una chiassosa, pericolosa irrilevanza, è proprio quella che si è chiamata la questione morale: l’ispirarsi a una moralità civile condivisa, che trova la sua fonte in una Costituzione. E che non si può identificare – se non secondariamente – con la moralità spicciola, con il buon costume. I regimi totalitari sono i più rigorosi guardiani del buon costume.

Il movimento delle sardine testimonia – in piazza – proprio l’assenza, l’abbandono di una moralità pubblica, che deve precedere la politica fondandone la vitalità. Ci si chiede quale sarà la sorte di questo fenomeno: se finirà tristemente nelle spire di un partito, inevitabilmente vecchio se sorto nel vuoto di un’etica civile condivisa. Lo stesso richiamo alle cosiddette buone maniere, a toni non più violenti; l’esortazione a non digrignare i denti in faccia all’avversario (per poi mettersi d’accordo con lui, ma sotto banco) non può che esprimere un disagio più profondo, la nostalgia di qualcosa che i giovani non hanno conosciuto ma – in modo sino a ieri inespresso – sentono sia stata sottratta loro da una politica bugiarda e corrotta: la questione morale, che – sepolta con Berlinguer – torna a riproporsi, a partire dalla Costituzione. Quella Costituzione che, come è stato detto in una delle piazze, costituisce la lisca della sardina, la spina dorsale di una politica davvero nuova.