Né con Prodi né con Pisapia. Turani: “Amici, ma Renzi non ha alternative”

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 15 Giugno 2017 - 05:30 OLTRE 6 MESI FA
Né con Prodi né con Pisapia. Turani: "Amici, ma Renzi non ha alternative"

Né con Prodi né con Pisapia. Turani: “Amici, ma Renzi non ha alternative”

ROMA – Tutti contro Matteo Renzi e alla lista dopo Romano Prodi si aggiunge anche Giuliano Pisapia. Per Giuseppe Turani il problema sembra essere uno solo: tutti voglio liberarsi di Renzi ma per fare cosa? Lo spiega nel suo articolo su Uomini e Business:

“Per caso Prodi e Pisapia sono entrambi miei amici. Renzi, invece, non lo conosco e non l’ho mai incontrato. Prodi me lo ricordo quando faceva il professore di politica industriale e era felicissimo del suo lavoro. La politica, a quel tempo, era l’ultimo dei suoi pensieri. Ricordo ancora quando fu chiamato a fare il ministro dell’industria, con lui molto esitante. Ci fu una sorta di consultazione generale fra gli amici. Alla fine accettò, abbastanza di malavoglia.

Poi ci sono stati i due mandati alla presidenza dell’Iri. Poiché questo è un paese borbonico, con fazioni violente come banditi di strada, ci sono state molte critiche. In realtà, nelle condizioni date, di allora, ha fatto il meglio che si potesse fare.

Alla fine, la scelta per guidare l’Ulivo contro Berlusconi, in giro per l’Italia con il famoso pullman, spesso fermo per mancanza di benzina, ma prontamente aiutato da amici e estimatori. In giro a fare comizi, una cosa cioè che proprio non era, e non è, nelle sue corde. Eppure ha vinto.

E ha rivinto qualche anno dopo, sia pure per un soffio.

In entrambe le occasioni è stato liquidato dai suoi stessi compagni di avventura. Mediatore nato, paziente quasi all’inverosimile, è sempre stato trattato male dalla politica (che in fondo non gli piace). Eppure, ancora oggi, a distanza di tanti anni può a buon diritto sostenere di essere stato l’unico a battere Berlusconi non una, ma due volte.

Nessuna riconoscenza. Più tardi, l’hanno fatto rientrare apposta e di corsa dall’Africa, dove era in missione per conto dell’Onu perché sembrava dovessero farlo presidente della  Repubblica. Altra presa in giro: sabotato e gettato via, senza nemmeno dirgli grazie.

Adesso, lo vanno a ritirare fuori. Giuliano Pisapia dice che lo vedrebbe bene come capo di un centrosinistra “originale”, cioè largo.

Non so che cosa deciderà Prodi.

Pisapia lo conosco bene perché sono stato fra quella decina di persone che, all’epoca, firmarono il manifesto per il lancio della sua candidatura a sindaco di Milano, che allora sembrava un azzardo un po’ insensato. Invece poi è stato eletto e ha amministrato bene: nessun volo di fantasia, ma anche nessun scandalo e conti a posto. Con un guizzo finale: quella chiamata ai milanesi per andare a ripulire la città devastata dai black bloc, alla quale hanno risposto in più di venti mila.

Persona più che per bene, dunque. E lodevole, in parte, il tentativo di riunificare i pezzi sparsi della sinistra a sinistra del Pd, compito destinato a rimanere comunque nel regno delle buone intenzioni e basta.

La sensazione, se devo essere sincero, è che in realtà questa storia di Prodi come capo del centrosinistra (per la terza volta) non sia altro che l’ennesimo giro di valzer per mettere fuori gioco Matteo Renzi e le sue ambizioni per un  ritorno a palazzo Chigi. Nessuno di quelli che oggi contestano, a sinistra, Renzi ha la stoffa per contendergli la leadership e allora ecco l’idea di andare da Romano: l’uomo più maltrattato dalla sinistra italiana nell’ultimo mezzo secolo. Sempre chiamato in soccorso nei momenti del bisogno e sempre cacciato a pedate quando a altri sembrava giunta la loro ora.

Non si fa così. Chiunque, a destra come a sinistra, non desidera Renzi come leader dica che cosa vorrebbe fare al suo posto, quali programmi, quali idee, e si confronti. Prima o poi ci saranno le elezioni e sono  ancora libere: ci si candidi e si veda come va a finire.

Ma tirare in ballo adesso Prodi-Garibaldi non è una mossa elegante.

Renzi può stare antipatico (spesso non fa nulla per non esserlo), e forse ha programmi economici un po’ confusi, ma ha vinto le primarie nel suo partito (che altri hanno lasciato) e non si può pensare di scippargli la leadership con mezzucci come quelli di mettere in mezzo Prodi.

Se confronto ci deve essere che sia anche aspro, ma alla luce del sole, leale, dove ognuno si presenti per quello che è. E non dietro un glorioso vessillo, come può essere Prodi.

Pisapia vuol fare il leader del centrosinistra? Benissimo. Peccato che non fosse presente nelle primarie del Pd. L’occasione era quella.

Per lui nel Pd c’è sempre posto, credo. Per certi suoi amici la vedo più dura. Certo che se la richiesta è che comunque Renzi sparisca, si tolga di torno, allora ogni dialogo diventa più difficile. Bene o male ha fatto le primarie e le ha vinte, con una larghissima maggioranza.

E, ancora: per un buon centrosinistra ritengo che un Calenda o un Padoan valgano almeno 500 Fratoianni e 800 Speranza.

Ma questa è solo una mia idea. Però forse non sono il solo a pensarla così”.