Coronavirus piega Lisbona: anche il Portogallo è off-limits

di Pino Nicotri
Pubblicato il 17 Marzo 2020 - 08:52| Aggiornato il 2 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus piega Lisbona: anche il Portogallo è totalmente off-limits

Coronavirus piega Lisbona: anche il Portogallo è off-limits (nella foto d’archivio Ansa, un tram per le vie di Lisbona)

LISBONA – Il Portogallo ha il suo primo morto da Covid-19, l’infermiere Mario Verissimo, 80 anni di età, di Amadora, già ricoverato all’ospedale Santa Maria a Lisbona per altri mali.

Ed è possibile che alle restrizioni entrate in vigore ieri faccia seguito la dichiarazione dello stato di calamità nazionale.

I primi casi di infezione in Portogallo sono stato scoperti il 3 marzo, ed erano 4: portoghesi tornati dall’Italia e dalla Spagna.

Aumentati man mano, alle ore 24 di ieri 16 marzo la situazione epimemiologica era la seguente: 448 casi confermati, 3 guariti, casi non confermati 3.259, attesi i risultati di 323 tamponi, 4.030 i casi sospetti dal 1° gennaio, un morto. Infezioni arrivate dall’estero: 18 dalla Spagna, 17 dall’Italia, 13 dalla Francia, 8 dalla Svizzera, una a testa dai Paesi Bassi, Inghilterra, Andorra, Belgio e Germania-Austria considerate chissà perché un blocco unico.

Le infezioni arrivate dall’estero sono 16 dalla Spagna, 14 dall’Italia, 9 dalla Francia, 5 dalla Svizzera e una a testa da Germania, Austria, Andorra e Belgio. 

Verissimo era amico di Jorge Fernando Pinheiro de Jesus, noto semplicemente come Jorge Jesus, nato anche lui ad Amadora, nel ’54, ex calciatore (centrocampista), attualmente allenatore della squadra di calcio brasiliana Flamengo.
Jorge Jesus è risultato positivo a un primo test sul coronavirus ed è in attesa dei risultati del secondo. “Sono fiducioso”, ha dichiarato. Intanto il Flamengo ha deciso di sospendere gli allenamenti per un settimana.  

Dal 16 marzo, per paura del Coronavirus, è stata chiusa la frontiera con la Spagna (più di 3.000 infetti e oltre 100 morti), che assieme all’Italia ha dato il via al Covid-19 in Portogallo.

Il Ministro dell’Amministrazione Interna Eduardo Cabrita ha però specificato che restano per ora aperti, con grandi restrizioni, quattro confini nelle regioni del sud Alentejo e Algarve e altri cinque a nord.

Il ministro ha detto : 

“Sarà autorizzata solo la circolazione di veicoli merci, cittadini portoghesi o comunque residenti in Portogallo o in Spagna e del personale diplomatico. Consentito l’accesso per assistenza sanitaria. Tutti i movimenti che non sono di merce o per lavoro sono impediti a partire da questa sera, così come tutti i movimenti turistici o di svago. Le imbarcazioni da diporto del Portogallo e della Spagna non potranno attraccare nei porti turistici né in altri punti simili nell’altro Paese”.

Sospesi dalla mezzanotte del 16 anche i collegamenti ferroviari, fluviali e aerei tra i due Paesi.

Per quanto riguarda la dichiarazione dello stato di emergenza, essa spetta al Presidente della Repubblica sentito il governo e su autorizzazione dell’Assemblea della Repubblica”, cioè del parlamento.

Come per lo stato di assedio,  la legge prevede che “lo stato di emergenza avrà una durata limitata a quanto è necessario per salvaguardare i diritti e gli interessi che mirano a proteggere e ripristinare la normalità e non possono prolungarsi per più di 15 giorni. Fatto salvo l’eventuale rinnovo per uno o più periodi, con lo stesso limite, in caso di sussistenza delle sue cause determinanti”.

Ai molti italiani che si sono rivolti alla nostra ambasciata per sapere come fare per tornare in Italia è stato spiegato che non ci sono voli diretti, ma che si potrebbe fare una non veloce né comoda triangolazione. Vale a dire:

– prendere un volo Lisbona-Nizza, poi un treno per Ventimiglia e uno per l’Italia. Oppure:

– andare in treno o in pullman fino a Madrid, poi fino a Barcellona per imbarcarsi su navi dirette a Civitavecchia.

Peccato però all’ambasciata non sapessero o non prevedessero che andare a Madrid, cioè in Spagna, è impossibile sia in treno che in pullman. Impossibile anche noleggiando un’auto, se non si è residenti in Spagna o suoi diplomatici.