Il ruggito di Bagnasco

di Pino Nicotri
Pubblicato il 27 Settembre 2011 - 20:45 OLTRE 6 MESI FA

Dato che ci siamo, non si capisce il coro di critiche e di accuse contro chi ha denunciato Ratzinger al Tribunale dell’Aja per crimini contro l’umanità, visto che nascondere e quindi proteggere la pedofilia è certo un crimine molto grave. Ancor meno si capisce lo sdegno di chi indica Ratzinger come strenuamente impegnato contro la pedofilia che sta minando l’immagine della Chiesa. Il problema è infatti molto semplice: l’ordine firmato nel 2001 è stato ritirato sì o no? Quando? Sostituito da cosa? Da un ordine scritto che smentisce quello precedente e, al contrario di quello, impone ai vescovi la collaborazione con le autorità civili dei rispettivi Paesi? Così si vuole far credere, stando a certe dichiarazioni un po’ troppo generiche e prive di valore se non si indicano gli estremi dei documenti che ne comprovino la veridicità. Se tale dietro front è stato davvero ordinato, quando e da chi è stato firmato? E’ stato diramato ai vescovi di tutto il mondo e se sì quando? Ha davvero imposto l’inversione a U rispetto l’ordine del 2001? E perché non ne viene diffuso il testo? Perché, a differenza di quello del 2001, non si riesce a trovarlo neppure nel sito ufficiale Internet del vaticano?

C’è poi da ricordare che il Vaticano NON è l’Italia, è solo uno Stato estero e come tale è tenuto, Costituzione italiana alla mano, a NON interferire con la vita politica italiana. “Libera Chiesa in libero Stato”. Invece interferisce eccome! Non parlo dei 3 miliardi di euro di regalie e facilitazioni e privilegi, compresa la nomina delle decine di migliaia di insegnanti di religione, che lo Stato italiano regala alla Chiesa per decisione di politici interessati a comprare così il voto dei cattolici più obbedienti. Parlo invece del fatto che i vescovi NON sono nominati dalle singole comunità di credenti, ma dallo Stato del Vaticano esattamente come qualunque Stato fa con gli ambasciatori e, compreso lo Stato italiano, con i prefetti. I vescovi sono in effetti dei prefetti, sia pure ufficialmente solo “prefetti della fede”, e come tali si comportano: nel senso che obbediscono al Vaticano, e non certo alle istanze delle comunità delle quali sono stati nominati vescovi.

La comunità cattolica milanese è spesso, e da secoli, all’avanguardia quanto meno in fatto di impegno sociale, ma non solo, tant’è che esiste il “rito ambrosiano”, diverso da quello romano. E il cardinale Dionigi Tettamanzi, così come il suo predecessore Carlo Maria Martini,  delle comunità milanese ne interpretava le pulsioni migliori. Ma ecco che Tettamanzi, con la scusa dell’età, è stato sostituito da Angelo Scola, un cardinale di tutt’altra pasta: più sensibile e gradito a Comunione e Liberazione e ai suoi interessi materiali e politici che attento ai bisogno delle comunità assetate di coesione, giustizia, eguaglianza e, quindi, comunione come la intendeva chi l’ha fondata. Un cardinale di pasta più adeguata alla restaurazione e al regresso pilotato da Ratzinger che all’evoluzione impostata da Roncalli.