Ucraina, le colpe di Zelensky, le ragioni di Putin, intervista anti Nato: Paese sempre più povero, troppi nazisti

Ucraina, le colpe di Zelensky e le ragioni di Putin, intervista anti Nato: un Paese sempre più povero, con troppi nazisti, una tragedia che dura da 8 anni, parla Enrico Vigna

di Pino Nicotri
Pubblicato il 8 Maggio 2022 - 18:01 OLTRE 6 MESI FA
Ucraina, le colpe di Zelensky, le ragioni di Putin, intervista anti Nato

Ucraina, le colpe di Zelensky, le ragioni di Putin, intervista anti Nato

Sulla Ucraina e i suoi tragici lunghi conflitti Enrico Vigna ha scritto tre libri. Giornalista e saggista, Enrico Vigna nella vita di tutti i giorni lavora in una cooperativa di distribuzione e consegne libri.

Ma la sua passione sono la testimonianza e documentazione dei fatti e misfatti delle guerre dei nostri tempi non solo in Europa.

Guerre sulle quali ha scritto molti libri e dossier. Sulla ex Jugoslavia, Palestina, Tibet, Libia, Siria, Priednestrovie, Abkhazia, Krajina, Ucraina, Scozia, NovoRossya, Chavez, Mandela, Siria, Saharawi, NagornoKarabakh.

Che lo hanno portato ad essere l’attivissimo Coordinatore dei Progetti di Solidarietà Concreta di SOS Yugoslavia-SOS Kosovo Metohija, di SOS Donbass–Ucraina Resistente, di SOS Siria, di SOS Afghanistan e di SOS Palestina.

Nel 2012 per l’attività umanitaria in Serbia/Kosovo ha ricevuto il Premio Novosti di Belgrado assieme al regista Emir Kusturica e al sacerdote Padre Irinei.

I suoi libri sull’Ucraina si intitolano

– Ucraina, tra golpe e neonazismo;

– Ucraina, Donbass – I crimini di guerra della Giunta di Kiev;

– Noi sotto le bombe in Donbass, scritto assieme a N. Popova e V. Shilova.

L’intervista che segue è la sintesi di un testo lungo quasi il doppio. La ritengo molto interessante perché, nel quadro delle informazioni e opinioni disponibili, essa riporta un importante complemento sulla realtà ucraina. Visto da Mosca, si potrebbe dire, ma un importante complemento di verità.

Lei ha pubblicato già nel 2015 il libro dal titolo che attribuisce fin dal titolo crimini di guerra al governo ucraino. Quali sono e perché li definisce crimini di guerra?

Il mio libro è una documentazione fondata su fonti accertate e in gran parte occidentali.

Il riferimento a “crimini di guerra” è legato alla guerra intrapresa contro i territori e le popolazioni di Donetsk e Lugansk.

Qui, secondo le stime dell’ Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), Human Rights Watch (HRW), ONU e Amnesty International sono stati uccisi 13.000 civili e 31.000 sono stati feriti, mutilati o resi invalidi. Oltre alla distruzione tramite bombardamenti di  centinaia di villaggi e paesi. Bombardamenti, che durano dal dopo i fatti di piazza Maidan, detti anche EuroMaidan. Cioè dal 2014 a tutt’oggi.

Nel mio libro “Ucraina, Donbass. I crimini della giunta di Kiev”, i crimini sono documentati in tutti i dettagli. Crimini commessi dalle bande dei battaglioni neonazisti, di cui il più famoso è Azov. Ma di gruppi neonazisti, chiamati battaglioni ma a volte più numerosi di un reggimento, ce ne sono almeno altri 6.

Sono tutti finanziati, specialmente Azov, dal nume tutelare e demiurgo di Zelensky, Ihor Valeriyovych Kolomoiskyi. E’  l‘oligarca più ricco dell’Ucraina, banchiere, “re del cioccolato” e proprietario anche della TV 1+1 che ha lanciato Zelensky. Guarda caso, Kolomoiskyi ha  enormi interessi nel Donbass.

Ma questi gruppi estremisti sono poi stati incorporati nelle forza armate .

Sì, dal 2015 questi gruppi armati neonazisti sono poi stati incorporati nelle forze armate ucraine nella ricostituita Guardia/Corpo Nazionale, ma non per questo hanno smesso di essere quello che erano e di agire anche per conto proprio.

Nel mio libro (232 pagine), sono riportate immagini, documenti, rapporti comprovati, denunce di atti di una crudeltà e ferocia non descrivibili a parole. Ricordando, tra le centinaia di casi: gli omicidi mirati a Mariupol nel 2014, contro tutti coloro che non erano ritenuti legati alle scelte di Kiev, quando il Battaglione Azov occupò e isolò la città, insediandovisi con migliaia di combattenti neonazisti, che tra l’altro in questi 8 anni vi hanno commesso centinaia di atti di terrore, violenze, stupri, saccheggi e caccie all’uomo, come documentato in moltissimi articoli.

Bombardamenti indiscriminati sui civili e sulle strutture sociali e sulle chiese ortodosse a Donetsk e Lugansk e su una marea di paesi e villaggi limitrofi, così come denunciato e documentato a  Kramatorsk, a Slaviansk, a Gorlovka, a Yasinovataya, da Padre Vitaly Bakun della Chiesa Ortodossa Russa (COR), nostro referente locale per i Progetti di Solidarietà.

Un feroce crimine di guerra è stata l’operazione  del massacro di Kiev, l’assassinio di 94 civili e 900 feriti da parte dei cecchini golpisti, avvenuta a Kiev il 20 febbraio 2010.

Da subito propagandata come barbara uccisione da parte della polizia ucraina, poi rivelatasi una menzogna, come documentato dal Ministro esteri estone Urmas Paet (totalmente anti russo e filo opposizione al momento), dalla dottoressa Olga Bogomolets, responsabile sanitaria del presidio di Piazza Maidan contro il governo. Da Panorama.it, dalla televisione pubblica tedesca ARD, da Aleksandr Yakimenko ex capo dell’Intelligence ucraina, dal maggior quotidiano tedesco Spiegel e così via.

Nel 2014, lei aveva pubblicato un altro libro, “L’Ucraina tra golpe, neonazisti, riforme e futuro”, sui conflitti che ancora oggi dilaniano quel Paese. Perché da parte sua così tanta attenzione per l’Ucraina? 

Ho vissuto in prima persona e sul campo l’aggressione NATO del 1999 alla Repubblica Federale Jugoslava (sono presidente dell’Associazione SOS Yugoslavia- SOS Kosovo Metohija). Ho conosciuto negli aspetti più profondi e più sottili il ruolo dell’informazione molto spesso nefasto e complice di ingiustizie e falsità.

Quali sono i golpe, i neonazisti e le riforme annunciate fin dal titolo?

Ricostruendo una serie di passaggi si può capire  come la questione Ucraina sia stata progettata da molti anni e non è una occasionale situazione di crisi congiunturale. Abbia pazienza, devo procedere quasi anno per anno.

– Nel 1997 il politologo statunitense e mente pensante dell’establishment USA, Zbigniew Brzezinski, onsigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza di Jimmy Carter, dal 1977 al 1981, nel suo libro “La grande scacchiera” scriveva:
 “…Gli Stati che meritano il più forte sostegno geopolitico americano sono l’Azerbaijan, l’Uzbekistan e l’Ucraina, in quanto tutti e tre sono pilastri geopolitici. Ma è l’Ucraina lo stato essenziale, in quanto influirà sull’evoluzione futura della Russia…dal 2010 in poi il principale nucleo della sicurezza in Europa sarà formato da Francia, Germania, Polonia e Ucraina…Senza l’Ucraina, la Russia non è altro che una grande potenza asiatica. Se la Russia riprende il controllo dell’Ucraina, dei suoi 52 milioni di abitanti, delle ricchezze del sottosuolo e del suo accesso al Mar Nero, essa ritornerà ad essere una grande potenza che si estende su Europa e Asia…”.

La spinta di Bush

– Nel 2008 G. Bush presidente USA, al vertice annuale a Bucarest in Romania, dichiarava di “offrire un forte sostegno alla richiesta dell’Ucraina di ricevere dalla NATO un Piano d’azione per l’adesione…”.

Nel 2014 la rivista USA “ The Christian Science Monitor”, riporta le dichiarazioni di un alto funzionario del Dipartimento di Stato USA: “ …A Kiev non è in corso uno scontro per la democrazia o per l’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea. A Kiev si sta combattendo la battaglia per la sopravvivenza della Russia di Putin e il ritorno della supremazia statunitense in aree del mondo quali il Medio Oriente, l’Asia centrale l’America Latina. Pensate che veramente freghi a qualcuno se muoiono dei manifestanti a piazza Maidan?…”.

La Rand Corporation disse

– Nel 2019 la RAND Corporation, una delle più potenti agenzie di influenza statunitensi nel mondo, su incarico dei suoi finanziatori ( Pentagono, Esercito e Aeronautica USA, le Agenzie di sicurezza nazionale CIA, USAID, ecc.), elaborò un dettagliato piano su “ come costringere la Russia a sovraestendersi per sbilanciarla. Le direttrici di questo lavoro furono così indicate: 

1) – Colpire la Russia nel punto di maggiore vulnerabilità esterna, armando l’Ucraina.

2) – Colpire la Russia sul lato più vulnerabile, quello dell’economia fortemente dipendente dall’export di petrolio e gas.
3) – Colpire la Russia minando la sua immagine esterna…”.

Perché anche lei afferma che le proteste di piazza Maidan del 2014 sono sfociate in un vero e proprio golpe?

Anche qui, deve avere pazienza: le rispondo elencando una serie di sei passaggi, tutti documentati.

1) Perché l’obiettivo non era un percorso di miglioramento delle condizioni interne del paese, tant’è che l’Ucraina in 8 anni è passata da una situazione di stagnazione e impoverimento, a una situazione di disfacimento sociale devastante.

Al punto che l’ex ministro golpista Viktor Suslov ha dichiarato alla TV First Independent che 9 cittadini su 10 in Ucraina rischiano di andare sotto la soglia della povertà e lo stipendio medio mensile è di 160 dollari.

Secondo l’ucraina Accademia nazionale delle scienze, 18,7 milioni di persone (quasi la metà della popolazione) vive già al di sotto della soglia di povertà. Dati confermati da un altro ex ministro golpista, Anatoly Kinakh che ha ammesso che il 60/70 % del bilancio familiare viene speso in cibo, servizi e sanità.

L’ingerenza straniera in Uraina

2) – E’ stato un golpe perché concordato con paesi stranieri, leggi USA e UE.

Occorre anche ricordare il primo tentativo di colpo di stato fallito nel 2004/2005, dove furono protagoniste proprio le ONG occidentali e le strutture legate alle “rivoluzioni colorate” di Soros, nel tentare il rovesciamento del governo ucraino di allora, poi fallito.

3) E’ stato un golpe perché è stato pianificato a tavolino nelle cancellerie straniere e con la NATO come pilastro e attore principale dell’operazione

4) E’ stato un golpe perché l’allora presidente Yanukovich (figura corrotta e non certo pulita, come del resto tutti i politici di peso) era comunque un presidente legittimamente eletto con oltre il 53% dei voti nazionali, con punte dell‘82% in molte regioni del paese.

In elezioni con decine e decine di partiti di tutte le tendenze ed etnie, poi soppressi o messi fuorilegge dopo il colpo di stato del Maidan. Oggi ci sono solo più 7 partiti di cui 6 legati al golpe e 1 di opposizione ma sistematicamente attaccato e suoi esponenti incarcerati o costretti a fuggire dal Paese.

Fu un golpe in Ucraina perché…

5) E’ stato un golpe perché ha annullato tutti i diritti civili, politici, sindacali e religiosi, non interni alla Legge di purificazione nazionale. Delle minoranze, dell’uso delle lingue e persino il cambiamento dei nomi se russi o non ucraini. E perché sono stati istituzionalizzate e legittimate le forze neonaziste del radicalismo nazionalista più estremo.

Arrivando a glorificare come eroe nazionale al Parlamento di Kiev Stefan Bandera, uno dei più efferati criminali collaborazionisti del Terzo Reich, indicato così dal Museo dell’Olocausto di Tel Aviv e condannato a morte dalle corti polacche.

6) E’ stato un golpe perché l’obiettivo non era una Ucraina migliore e più progredita, ma l’obiettivo era un interesse straniero: impiantare la NATO per attaccare la Russia.

Quando è stato in Ucraina.

Ci sono stato due volte. Per me un ucraino è come un iracheno, uno jugoslavo, un grenadino, un afgano, un siriano, un palestinese, un libico o uno yemenita. Uomini e donne che soffrono e sono oppressi da interessi di potenze egemoniche. Per me basta questo per essere al loro fianco. E’ una questione di coscienza civile e sociale. Ogni mio viaggio è pagato di tasca mia, quando andiamo in delegazione per i nostri Progetti di Solidarietà, per statuto non viene toccato neppure un euro raccolto per i Progetti. E’ il primo articolo dei nostri statuti.

I suoi libri sono editi da Zambon. Non è una casa editrice grande, per giunta ha sede in Germania: perché l’ha scelta? Forse le grandi case editrici non avevano interesse per l’Ucraina?

Giuseppe Zambon mi è sempre stato al fianco come compagno di viaggio ideale e fratello di intenti, condividendo tutto e contribuendo alle stampe dei libri per raccogliere fondi. Non guadagnando un centesimo sopra i costi, anzi perdendoci sicuramente. Ma anche per lui tutto questo è normale, anche se è molto difficile trovare ancora persone così motivate.

L’attuale tragedia si sarebbe potuta evitare se fin dal 2014 si fosse parlato a sufficienza degli avvenimenti in Ucraina?

Ritengo di sì. Sulla tragedia della guerra nel Donbass non ci sono solo i miei libri. Ce ne sono almeno un’altra mezza dozzina. Volutamente ignorati dalla grande stampa e dalle televisioni.

Se fosse stata documentata e considerata negli USA e nell’Unione Europa la tragedia e la guerra in corso da 8 anni nel Donbass. Si fosse  recepito e riportato ciò che veniva denunciato dalle forze sane, democratiche, antifasciste, sociali, religiose, delle minoranze del paese, compresa la comunità ebraica. E preso posizione contro l’agghiacciante processo di nazificazione violenta e feroce del paese e delle sue istituzioni, evidente e pubblico.

Se non ci fosse stata la decisione di vietare l’uso della lingua russa nella pubblica amministrazione, nei libri importati dall’estero e di scoraggiarne l’insegnamento nelle scuole. Se si fosse chiesto con più forza ed energia il rispetto di quei diritti e valori che nei paesi occidentali sono considerati intoccabili, mentre da Kiev sono stati obliati e nascosti in questi 8 anni.

E in tutto ciò l’Unione Europea come si è mossa? Che contributo ha dato?

Ancora una volta l’UE ha dimostrato di non contare nulla, perché io penso che proprio in un frangente come questo, in Europa dovrebbero essere gli interessi dei paesi europei e degli stati europei ad essere protagonisti nelle questioni europee, ma questo vorrebbe dire una autonomia politica e culturale che non esiste

La Crimea può permettere o impedire l’accesso fino al Mediterraneo delle navi russe di stanza nel Mar Nero e nel Mare d’Azov. I russi hanno favorito o truccato il referendum della Crimea per scongiurare il pericolo di paralisi delle loro navi?

C’era poco da truccare. I risultati schiaccianti del referendum, con il consenso al ritorno alla Russia, del 96,6 % degli elettori ( con votanti di quasi l’80% degli aventi diritto), Alla Russia la Crimea era appartenuta a partire dal 1783 (prima dipendeva dall’Impero Ottomano) fino al 1954.

Quando Krusciov decise, illegalmente, di donarla alla terra natale dei suoi e dove aveva iniziato la sua carriera politica: l’Ucraina.

Ovviamente la Russia ha avuto un ruolo influenzatore, sia in quanto strategicamente la posizione geografica della Crimea è fondamentale per il traffico marittimo commerciale e  militare. Mi pare scontato e ovvio che abbia avuto un ruolo, ma se neanche la comunità tatara, spesso su posizioni critiche, ha abboccato agli inviti occidentali, mi pare che ci sia poco da discutere. In tutti questi anni dopo il RITORNO alla Russia non ci sono state né manifestazioni né lamentele per il risultato del referendum e conseguente RITORNO nella federazione Russa.

Il Donbass è ricco di molti minerali, tra i quali il litio, essenziale per molte produzioni moderne. Ed è ricco anche di gas. C’è la mano della Russia nei referendum autonomisti di Donetsk e Lugansk? 

Anche qui ritengo che valgano gli stessi parametri di giudizio che per la Crimea.  Al di là della ricchezza di materie prime dell’area, elemento non certo indifferente alle strategie politiche dell’area. I dati riscontrati, magari anche se un po’ ritoccati, con l’89,7% e il 95,98% di consensi, penso che possano obiettivamente, lasciare poco spazio ad altre valutazioni più scettiche.

Le principali colpe di Zelensky, se ce ne sono, e quelle di Putin prima dell’invasione?

Riguardo Zalensky, non considerandolo un politico, ma semplicemente un comico miliardario messo lì dal suo tutore, il banchiere e oligarca Kolomoiskyi ricercato all’estero per corruzione e frodi in Ucraina, non si possono imputare colpe politiche, è semplicemente un soggetto che si è trovato dal giocare in tv a dover fare davvero il presidente, in una situazione immensamente più grande e tragica di lui e delle sue capacità.

Dal punto di vista sociale ed economico, basta un solo dato: in 8 anni dal golpe, l’Ucraina è precipitata al secondo posto tra i paesi più poveri d’Europa, lo stato sociale è stato saccheggiato, i gioielli industriali produttivi come i cantieri di Odessa, sono stati distrutti e decine di migliaia di lavoratori sono disoccupati. I beni pubblici e statali sono stati depredati, salari e pensioni svalutati e insufficienti anche solo a sopravvivere. Ha portato il suo popolo in una guerra che si poteva evitare con buonsenso politico e strategie raziocinanti. Bastano per dare un giudizio su chi governa il paese?

E quelle di Putin?

Per quanto riguarda Putin, pur non essendo un fan del presidente russo, ritengo che, se ci si attiene ai fatti onestamente e laicamente bisogna riconoscere che per 8 anni ha chiesto, cercato, offerto, denunciato. Tutto inutile: l’Europa e gli USA hanno fatto sempre e solo orecchio da mercante.  Putin si era reso disponibile a trovare soluzioni negoziali, e per questo in Russia i suoi consensi stavano calando verso il 70%.

In conclusione: che futuro vedeva lei per l’Ucraina nel 2014? E oggi?

Il futuro dell’Ucraina è difficile da delineare, occorre vedere gli esiti del conflitto militare e delle strategie russe. Ma soprattutto in mancanza di un ruolo protagonista dell’UE, gli obbiettivi di USA e NATO sono quelli di una guerra che duri il più possibile, come destabilizzazione della Russia. Io penso che il confronto è tra USA/NATO e Russia, e l’Ucraina a causa di governanti asserviti a interessi stranieri, sia la vittima designata e la sua gente usata come carne da cannone, in modo sciagurato e cinico dall’occidente.

Conseguenze di tutto ciò?

La conseguenza di tutto ciò è la tragedia che sta vivendo oggi il popolo ucraino, da 8 anni vittima, politicamente, socialmente, culturalmente e spiritualmente della giunta di Kiev. Una discesa agli inferi di chi ha sempre vissuto onestamente, pacificamente, lavorando e cercando condizioni di vita migliori, come semplici valori di vita. Tutto questo non c’è più e penso che non ci sarà più. Così come non ci sarà più la statualità ucraina conosciuta fino a febbraio. Il resto si vedrà. La più grande speranza, avendo conosciuto la guerra non in TV o nei film ma dal vivo, è che in qualche forma si trovi una cessazione della conflittualità militare e che poi qualcosa di positivo e di speranza possa rinascere.

Devo aggiungere che sono cosciente che esiste nelle regioni occidentali dell’Ucraina, nello specifico in Galizia e Volinya, un 20% di popolazione che è oggettivamente, storicamente, politicamente e culturalmente attiguo e consensuale  verso l‘ ideologia nazista. Lo dimostrano mille esempi e fatti documentati, ma anche le varie elezioni in quelle regioni. Così come esistono le strategie USA e NATO, evidentemente ostili a soluzioni negoziali.