Pensioni. Renzi razzista, Sabino Cassese al fondo della demagogia: ma il loro 730?

di Domenico Giglio
Pubblicato il 29 Maggio 2015 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni. Renzi razzista, Sabino Cassese al fondo della demagogia: ma il loro 730?

Pensioni. Renzi razzista, Sabino Cassese al fondo della demagogia: ma il loro 730? (foto Lapresse)

ROMA – Domenico Giglio ha pubblicato questo articolo anche sul blog Un Sogno italiano col titolo “Il comunismo strisciante, come strangolare il ceto medio”.

La vicenda innescata dalla sentenza della Corte Costituzionale di cancellazione del limite per l’aggiornamento, oltre tutto parziale, delle pensioni superiori a tre volte la pensione minima, introdotto dall’accoppiata Fornero- Monti, sta dando origine ad un ampio dibattito, che il Decreto Legge catenaccio del Governo Renzi non può bloccare.

In questo dibattito dove la maggioranza degli intervenuti ha espresso il parere che i rimborsi spettassero a tutti i pensionati, sono venute fuori delle voci, cosiddette “autorevoli”, da Maurizio Ferrera a Sabino Cassese, con articoli sul “Corriere della Sera”, dove fra le righe si può leggere o capire che i titolari delle “pensioni d’oro”, meglio definibili “ pensioni di piombo”, non hanno di che lamentarsi in quanto con le stesse possono vivere con larghezza, e con la frase di Cassese che “…è difficile sostenere che coloro che godono di pensioni superiori di sei volte il minimo, non abbiano mezzi adeguati alle esigenze di vita…”, tocchiamo veramente il fondo della demagogia.

Non replicheremo chiedendo quanto guadagnino oggi sia il Ferrera che il Cassese, anche se per amore di giustizia e verità, ne avremmo un grande desiderio, ma ci limiteremo a sottolineare come con questa frase si offendano coloro che, statistiche alla mano, danno il maggior importo di imposte dirette, leggi IRPEF, sono soggetti alle “patrimoniali nascoste” sui titoli, ed alla patrimoniale palese sulle abitazioni, l’IMU, basata su rendite catastali elevate, in una parola danno allo Stato, molto, ma molto di più di quello che ricevono, come già avevano fatto prima di andare in quiescenza, nelle loro posizioni di responsabilità.

Ricorderemo anche agli illustri scrittori che nel passaggio dall’attività lavorativa, alla pensioni, gli stessi contribuenti, come ha dimostrato cifre alla mano un lettore del “Corriere”, hanno subito una decurtazione degli emolumenti mensili del 40% ed anche più per cento!

Ridotto l’adeguamento della pensione, nelle annualità in cui era concesso, bloccato del tutto una prima volta dal governo Prodi, poi dal già citato governo Monti, sul quale è appunto intervenuta la Consulta, lentamente, ma costantemente hanno visto ridursi il potere d’acquisto, mentre avanzavano le altre pensioni per cui al limite la pensione dell’usciere, categoria valida ed utile, ma non certo con funzioni dirigenziali raggiungerà nel tempo quella del suo antico dirigente! Non è questa una forma di comunismo strisciante, di lento strangolamento del ceto medio, quello che, oltre a tutte le imposte già citate, si pagava viaggi e vacanze, che acquistava e leggeva regolarmente giornali, periodici e libri, che pagava per andare a teatro ed ai cinema, che visitava mostre e musei, che esercitava la beneficenza, che aiutava anche figli e nipoti, non “figli di papà”, il che dà ragione alla frase scherzosa, ma non troppo, che “I comunisti amano tanto i poveri, che vorrebbero che tutti lo diventassero….”.

Venendo infine al Decreto Renzi, riguardante solo 3.700.000 pensionati su di un totale di 4.500.000, non tutti hanno notato che lo stesso introduce un concetto “razziale”, creando due categorie di cittadini italiani, gli uni con determinati diritti, gli altri privi degli stessi, il che ricorda qualcosa ed anche in questo caso contrasta con principi di eguaglianza giuridica, che credevamo fossero intangibili e dei quali l’attuale Costituzione mena gran vanto.