Don Corsi: io vittima lascio anzi resto. Candidato ideale alle elezioni, di chi?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 27 Dicembre 2012 - 15:13 OLTRE 6 MESI FA
Don Piero Corsi

ROMA – Lascio l’abito, anzi lo tengo. Se le donne stessero al loro posto, ci sarebbero meno casini. Se una va in giro praticamente nuda, come reagisci? Se non sei gay, è ovvio come reagisci. Sono vittima di una congiura mediatica…Un candidato perfetto, un perfetto identikit di candidato alle imminenti elezioni: l’uomo di chiesa, anzi di tonaca, uomo davvero di forti e sani sentimenti. Niente ipocrisia e pane al pane, uomo in trincea, già quasi vittima dei “poteri forti”, Chiesa cattolica compresa, a livello di Gerarchia/Burocrazia, s’intende. L’abito in questione è infatti quello talare che don Pietro Corsi, l’autore dell’infelice volantino di Lerici, ha in meno di una mattinata annunciato di voler lasciare salvo poi smentire tutto. Continuerà forse ad indossare la tonaca don Piero, ma se decidesse di smetterla sembrerebbe già ritagliato sulle sue misure un abito diverso: quello del candidato alle prossime elezioni. In fondo, dai politici, ha già imparato un’abitudine tra le più esecrabili, quella di auto smentirsi in un batter d’occhio. E di fare la vittima dopo aver colpito.

Chi potrebbe sceglierlo come candidato per le prossime elezioni politiche non ha in fondo importanza, e ognuno può da sé immaginare quale forza politica potrebbe esser felice e fiera di ospitare don Piero tra le sue fila. Ce ne sono almeno due/tre cui si potrebbe applicare il “Signore prima li fa e poi li accoppia”. Quello che conta di più è che il prete di Lerici sembra avere ora l’idendikit perfetto per essere presentato agli elettori. Molti di questi è vero, difficilmente lo voterebbero mai.

Ma un candidato è merce che si coglie al volo, un candidato si costruisce con lavoro ma è soprattutto intuizione, colpo d’occhio, prontezza. Qui c’è uno che dice papale papale che le donne stanno sfasciando il mondo perché vogliono essere “autosufficienti”. Non sono nel nostro paese soltanto quattro “talebani al bar” a pensarla così. Esistono anche nel nostro Paese fette di popolazione che lo sosterrebbero molto volentieri un Don Corsi tradizionalista, anzi fondamentalista. Lo voterebbero di corsa e sono pronte a sposare le sue posizioni, discutibili più che discutibili, sulle donne e non solo. Poi ci sono anche in Italia i talebani solo che, da noi, si vestono diversamente ed hanno un dio differente rispetto ai colleghi afghani. Quello che hanno in comune è l’integralismo, quell’integralismo che è sempre e comunque sbagliato e negativo, a prescindere dalla religione o dal credo, anche laico, cui si accompagna. L’integralismo è ottusità in qualsiasi sua manifestazione, ma anche in Italia trova asilo.

Leggi anche: Lerici, Don Piero Corsi sta con Pontifex: “Femminicidio? Colpa delle donne”

Riprova e manifestazione di questo stato di cose è il sito pontifex.it che, primo e anche unico, si è schierato a fianco del parroco di Lerici nelle sua crociata contro le donne troppo provocanti ree quindi, o almeno corree, in quei casi di violenza che le vede vittime. Ecco un estratto di quanto pubblicato dal sito in questione nel post a sostegno di don Piero vittima di un delinquente attacco mediatico.

“Questa segnalazione fa seguito al giusto articolo di denuncia del prof. Di Pietro, che segnalava molta ignoranza, intolleranza e pressapochismo nella vicenda del Prete di Lerici. Nessuno sa cosa ci fosse veramente scritto nella fotocopia affissa nella bacheca della Chiesa di Lerici. I giornali e i telegiornali si sono guardati bene dal dircelo. Solo illazioni e mezze frasi. Vediamo ad esempio quanto c’è scritto sulla “Stampa”: ‘Le donne devono fare un esame di coscienza: provocano gli istinti e vanno a cercare guai’, quindi il femminicidio è in gran parte colpa loro. Bufera per il manifesto misogino affisso per le festività natalizie dal parroco don Pietro Corsi sul portone della chiesa di San Terenzo nel comune di Lerici (La Spezia). La prima frase è tra virgolette, quindi sembrerebbe scritta sul manifesto, ma è solo una frase (fra le tante) dell’articolo. E, come si sa, anche il diavolo può citare frasi della Bibbia a suo vantaggio. (…)”.

I giornalisti come il diavolo quindi che mistifica la realtà e il povero parroco vittima di un finto moralismo, vittima di una società secolarizzata come la nostra che lo colpevolizza senza ragione.

“Domandiamoci: Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise”, questo scriveva don Piero, e ognuno è libero di darne il giudizio che crede.

Certo, nel ciclone delle polemiche il parroco ci si è ritrovato sicuramente senza volerlo. E dopo la seconda, infelice uscita ai microfoni del Gr2 Rai, dove ha chiesto all’intervistatore se anche lui fosse “frocio”, don Piero si è sentito schiacciato dal peso del polverone da lui causato. E ha annunciato: “Con queste poche righe dopo una notte insonne per il dolore ed il rimorso per la giusta polemica causata dalla mia “imprudente provocazione”, nel rinnovare ancora più sentitamente le scuse non solo a tutte le donne colpite dal mio scritto ma anche a tutti coloro che si siano sentiti offesi dal mio operato o dalle mie parole, in primis il giornalista verso il quale, in un momento di ira, ho proferito quella ignobile parola, voglio comunicare che ho deciso di mettere da parte l’abito talare, del quale mi sento indegno”.

Caso chiuso? Niente affatto, nemmeno un paio d’ore e don Piero smentisce se stesso: “Smentisco di voler lasciare l’abito talare e di aver inviato alcuna lettera alle agenzie di stampa nella quale comunicavo questa decisione. Quanto scritto nel comunicato di questa mattina – aggiunge – che non ho inviato io, è totalmente inventato”. Invenzione o frutto della divina provvidenza la smentita, pronta e secca di don Piero, ricorda assai da vicino altre smentite di politica memoria. Le elezioni sono alle porte, chissà che da cosa non nasca cosa…